L’Agro Romano – la vasta area a vocazione agricola intorno alla Capitale – rischia di scomparire definitivamente. A preoccupare sono i risultati di un bando promulgato dal sindaco Gianni Alemanno
ad inizio legislatura per la selezione “di nuovi Ambiti di riserva a
trasformabilità vincolata, finalizzati al reperimento di aree per
l’attuazione del Piano Comunale di housing sociale e di altri interventi
di interesse pubblico”. In poche parole: nuovi terreni da rendere
edificabili. Delle 334 proposte pervenute – numerosi i proprietari di
terreni agricoli che hanno partecipato – ben 160 sono ammissibili.
Queste le valutazioni della Commissione istituita ad hoc nel 2008
(composta dal direttore dell’Ufficio per le Politiche Abitative e dai
direttori dei Dipartimenti Urbanistica, Patrimonio, Mobilità, Ambiente e
Riqualificazione delle periferie).
Sommando le 160 aree ritenute
compatibili con i requisiti fissati dall’invito pubblico, sono
complessivamente 2.381 gli ettari di campagna romana (già in parte
fagocitata negli anni da grandi capannoni industriali, ville e
palazzoni) che presto potrebbero essere cancellati da una nuova colata
di cemento. Aree bellissime sottoposte a vincoli, adiacenti alla Riserva del Litorale, a quella Marcigliana, ai parchi dell’Appia Antica, di Veio e tanti altri.
Legambiente Lazio commenta sconcertata la cartografia dei nuovi insediamenti proposti: “Il progetto di Alemanno va fermato subito – lancia l’allarme Lorenzo Parlati,
presidente dell’associazione ambientalista – la giunta non può
approvare questo scempio, l’assemblea capitolina tanto meno”. Entro
l’estate infatti la giunta potrebbe dare il via alla maxi variante del
piano regolatore (i tecnici sono già a lavoro per la stesura della
delibera). Perché l’emergenza abitativa va affrontata: “Servono 25.700
alloggi – spiegava qualche mese fa il sindaco – di cui 6mila in edilizia
agevolata e 19.700 in housing sociale. In questo modo potremmo offrire
abitazioni con mutui e affitti a prezzi molto più bassi di quelli che si
sono mai potuti vedere in questa citta”. Quelle fasce deboli, a cui si
riferisce il sindaco, la possibilità di accendere un mutuo (ancorché
piccolo) non ce l’hanno di certo. Ma sarebbe comunque uno spreco, se si
considera che a Roma gli immobili non utilizzati, vuoti, sfitti, sono
245mila (ultimo dato disponibile, riferito al 2009). A tal proposito va
segnalato l’invito del forum “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”
al sindaco di Roma (così come ai sindaci degli altri 8100 Comuni
d’Italia) a partecipare alla campagna per il nuovo censimento degli
edifici sfitti o non utilizzati. Manco a dirlo, nessuna risposta.
Su
2.381 ettari, però, si possono costruire quasi 23 milioni di metri cubi
di superficie edilizia. Corrispondenti non a 25.700 alloggi, ma ad
oltre 66mila (il dato è fornito dalla stessa commissione). “Bisogna
offrire ai privati terreni edificabili in cambio di nuove metropolitane –
spiega l’assessore all’ Urbanistica, Marco Corsini – e
poi ci sono delle compensazioni edificatorie ancora da riconoscere”.
Cioè tutte quelle cubature che sono state sottratte dal Comune ai
privati, in presenza di aree di pregio ambientale, e che vengono
compensate dando la possibilità di costruire altrove. Non a parità di
metri cubi bensì di valore immobiliare. “E comunque quelle 160 aree sono
state selezionate – sottolinea Corsini – non scelte. Ciò vuol dire che
alla fine saranno di meno”.
Esprime però le sue “perplessità”
anche l’Istituto Nazionale di Urbanistica: “Già nel 2008 avevamo
criticato i criteri del bando, in particolare il fatto che si rendessero
disponibili aree agricole, che fosse stabilita una distanza troppo
grande dalle fermate del trasporto pubblico. E sul perché non venivano
utilizzate le aree edificabili messe a disposizione dal Piano
regolatore, né venivano attuati i ben 35 piani di zona per l’edilizia
residenziale pubblica già approvati”.
E Legambiente rincara la dose: “Utilizzare la scusa dell’ housing è ridicolo e patetico. La verità è che Alemanno, dopo l’acqua,
vorrebbe cedere ai privati anche l’Agro Romano”. Insomma una
strumentalizzazione per dar vita a nuove anonime periferie senza
servizi. L’ennesimo regalo – dopo quelli di Rutelli e Veltroni – a chi muove voti. D’altronde, come dice il presidente di Legambiente Lazio, “la campagna elettorale è già aperta”.
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