mercoledì 6 aprile 2011

Promessi Sposi d'Italia


(foto da internet)


L’Italia ha compiuto 150 anni poche settimane fa. Ci sono stati festeggiamenti, cerimonie e non sono mancate le polemiche, soprattutto su quanto ci si sente italiani sia tra politici che tra semplici cittadini.

Oggi i chiodini vogliomo ricordare una celebrazione molto originale, organizzata dalla Rete G2 – Seconde Generazioni, con il supporto di Save the Children, in cui si è letta una delle opere fondanti dell’unità nazionale, I promessi sposi di Alessandro Manzoni, ribattezzato in questo giorno speciale Promessi sposi d'Italia questa cittadinanza s’ha da fare!, visto che, durante l’evento sono stati affrontati dai ragazzi della Rete G2 e dagli ospiti in sala i principali temi che attraversano quotidianamente la vita delle seconde generazioni, dalla cittadinanza al diritto allo studio e al voto. Si è dato spazio ad alcune testimonianze personali delle seconde generazioni, in particolar modo, si è parlato su cosa significhi crescere in Italia, sentirsi italiani, per poi scoprire di non esserlo formalmente.

(foto da internet)


Voci di ragazzi e ragazze di diversa origine e provenienza, nati e/o cresciuti in Italia, si sono passati il testimone tra inserti musicali e testimonianze personali e hanno accompagnato il pubblico in un suggestivo viaggio nel passato del Paese, per meglio comprenderne e guidarne il futuro in una no-stop di 3 ore durante la quale si sono letti brevi frammenti dei Promessi Sposi, il romanzo che più d’ogni altro ha contribuito a formare l'identità nazionale e che proprio oggigiorno rappresenta un testo di grandissima attualità. Si è letto con passione un testo che quasi tutti gli studenti dovrebbero conoscere bene, in quanto d'obbligo nei licei.



(foto da internet)


I lettori si dividevano in due gruppi: da un lato italianissimi personaggi dello spettacolo, dall'altro figli di immigrati nati e/o cresciuti in Italia, ma che spesso l’Italia non riconosce a tutti gli effetti come propri cittadini. La sala del Tempio di Adriano a Roma, colorata stile bandiera dalle luci, è diventata cosi un luogo simbolo dove persone, dai tratti somatici e origini differenti, hanno letto l’italianità di quest’opera.

(foto da internet)

Ma, pomposità a parte, si è organizzato questo evento per ricordare la legge che vige attualmente in Italia sulla cittadinanza. Si è voluto gridare con la forza della lettura contro una normativa che non riconosce come cittadini chi nasce e cresce, studia e investe nel Belpaese. C’erano figli di immigrati che neanche riescono a concepire il fatto di non essere italiani, visto che è l'unica patria che hanno abitato. In realtà sono immigrati nel paese dove sono nati: infatti, con l’attuale normativa, chi nasce in Italia, rimane straniero fino al compimento del 18-esimo anno, e dopo ha un anno di tempo per fare la domanda di cittadinanza. Per chi, invece, ci arriva in tenera età, non ci sono speranze: deve seguire tutto l’iter come qualsiasi altro immigrato, con almeno dieci anni di residenza, un reddito adeguato ecc.


Vi lasciamo con la prima parte dello sceneggiato prodotto dalla RAI nel 1989

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si dice que una persona è i dove si sente, ma a volte (creo siano troppi), le legge non vano così.

Encarna