Siamo nel 1984, si celebra il centenario della nascita di Amedeo Modigliani. Il Museo Progressivo di Arte Moderna di Livorno decise di allestire una mostra in omaggio all’illustre cittadino. Il progetto venne affidato alla conservatrice del museo, Vera Durbè, con la collaborazione del fratello Dario, sovrintendente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.
Per arricchire la mostra, i due esperti decisero di utilizzare delle scavatrici per perlustrare il Fosso Mediceo, dove nel 1909, secondo la leggenda urbana, Modigliani avrebbe gettato alcune delle sue sculture, prima di partire per Parigi. Il comune di Livorno non esitò a finanziare le ricerche, ma, dopo alcuni giorni di lavoro, delle sculture di Modigliani non c’era traccia. All’improvviso, come per magia, all’ottavo giorno venne trovato un oggetto. Si trattava di una testa di granito scolpita. Poche ore più tardi la ruspa tirò fuori dal Fosso altri due blocchi di pietra, anch’esse raffiguranti delle teste.
Per Vera Durbè e suo fratello non ci furono dubbi: le opere appartenevano a Modigliani. Livorno venne letteralmente invasa da turisti e dai mass media di tutto il mondo: turisti, curiosi, giornalisti e critici d’arte si precipitarono nella città toscana impazienti di ammirare gli straordinari ritrovamenti. I grandi maestri della critica italiana, Argan, Ragghianti e Brandi, applaudirono l’impresa.
Orbene, mentre presso il Museo Progressivo di Arte Moderna di Livorno si preparavano i festeggiamenti per l’incredibile ritrovamento, una notizia piombò come un fulmine a ciel sereno: tre studenti di Livorno, Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Guarducci, in un’intervista rilasciata al settimanale Panorama, dichiararono di essere gli autori della seconda testa pescata del Fosso! I tre giovani affermarono che volevano fare uno scherzo adoperando un semplice trapano elettrico Black & Decker.
A conferma di quanto detto, il settimanale pubblicò alcune foto scattate dei tre studenti in un giardino nel momento stesso in cui compivano l’opera. Per fugare i residui dubbi, i falsari vennero invitati in televisione, in prima serata, per ripetere dal vivo il loro esperimento davanti a dieci milioni di telespettatori.
Ciononostante, la resistenza dei fratelli Durbè, e di gran parte della critica, resistette. C’erano ancora due teste ritrovate, che per loro stessa ammissione, i tre ragazzi non avevano scolpito. Il sipario cadde sull’operetta una decina di giorni dopo, quando si venne a sapere che l’idea di farsi beffa dell’altezzoso mondo dell’arte era balzata in testa anche ad Angelo Froglia, lavoratore portuale e scultore. A differenza dei tre studenti, Froglia aveva motivazioni più profonde, paragonandosi, addirittura, al mitico Christo, l’impacchettatore di monumenti! La sua, insomma, era una vera e propria opera d’arte! Risultato: gli esperti furono ridotti al silenzio e coperti di ridicolo.
Tutto il mondo seppe dunque della beffa di Livorno. Tutta la vicenda giovò alla celebre marca di trapani elettrici Black & Decker, che impostò la sua campagna pubblicitaria sulle straordinarie potenzialità del prodotto.
1 commento:
http://www.mypizzart.it/1/archivio_2143546.html
questa è l'arte di Modigliani vista dalla mia cucina :)
senza black£decker ma con tanta salsa tartufata e scamorza :)))
scherzi a parte, l'articolo è interessante.
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