venerdì 1 aprile 2011

L'uomo che chiamava Teresa



(foto da internet)

L'uomo che chiamava Teresa è un racconto di Italo Calvino che fece parte de Gli apologhi e racconti (1943-1958). Più tardi venne ripubblicato col titolo de Prima che tu dica pronto, in un volume che contiene i dialoghi, gli articoli pubblicati su varie testate tra il 1943 e il 1984. Il libro è preceduto da un'auto-prefazione dello stesso Calvino. I testi raccolti in questo volume appartengono per lo più alla piena maturità di Calvino. I temi che lo scrittore italiano affronta sono ancor oggi particolarmente sensibili: le forme di governo e di malgoverno, la caduta degli ideali e dei convincimenti, le insidie della tecnologia. Vi sono anche due "interviste impossibili" (con l'uomo di Neanderthal e Montezuma) e un remake dei Tre Moschettieri, ambientati nella città di Marcovaldo.
Il video che vi proponiamo è un cortometraggio scritto, diretto e interpretato dai nostri studenti, liberamente tratto dal racconto sopraccitato. Buon divertimento!



L'uomo che chiamava Teresa from pezenelagua on Vimeo.


L’uomo che chiamava Teresa

Scesi dal marciapiede, feci qualche passo a ritroso guardando in su, e, giunto in mezzo alla via, portai le mani alla bocca, a megafono e gridai verso gli ultimi piani del palazzo: Teresa!
La mia ombra si spaventò della luna e mi si rannicchiò tra i piedi.
Passò uno. Io chiamai ancora: Teresa!- Quello s’avvicinò, disse: Se non chiamate più forte non vi sente. Proviamo in due. Allora: conto fino a tre, al tre attacchiamo insieme- E disse:- Uno, due, tre.- E insieme gridammo: Tereeesaaaaaa!
Passò un gruppetto d’amici che tornavano dal teatro o dal caffè e videro noi due che chiamavamo. Dissero:- Su, che vi diamo una voce anche noi- E anche loro vennero in mezzo alla strada e quello di prima diceva uno due tre e allora tutti in coro si gridava: Te-reeeee-saaaaa!
Passò ancora qualcuno e si unì a noi; dopo un quarto d’ora eravamo radunati in parecchi, una ventina, quasi. E ogni tanto arrivava qualcuno nuovo.
Metterci d’accordo per gridare bene, tutti insieme, non fu facile. C’era sempre qualcuno che cominciava prima del tre o che tirava troppo in lungo, ma alla fine si riusciva a fare già qualcosa di ben fatto. Si convenne che- Te- andava detto basso e lungo, -re- acuto e lungo,- sa- basso e breve. Veniva molto bene. Poi ogni tanto qualche litigio per qualcuno che stonava.
Già si cominciava a essere affiatati, quando uno, che a giudicare dalla voce, doveva avere la faccia piena di lentiggini, chiese:-Ma siete proprio sicuro che sia in casa? -Io no- risposi. Brutt’affare- disse un altro. Dimenticato la chiave, vero? Per quello -dissi io- la chiave ce l’ho
Allora - mi si chiese- perché non salite?
Ma io non sto mica qui- risposi- Sto dall’altra parte della città.
-Ma, allora, scusate la curiosità- chiese circospetto quello con la voce piena di lentiggini- qui chi ci sta? Non saprei davvero- dissi.
Ci fu un pò di malcontento intorno. Ma si può sapere allora- chiese uno con la voce piena di denti- perché chiamate Teresa qua sotto?
Per me - risposi- possiamo anche chiamare un altro nome, o in un altro posto.
Per quel che costa. Gli altri ci rimasero un po’ male.
- Non avete voluto mica farci uno scherzo? - chiese quello delle lentiggini, sospettoso.
- E che?- dissi, risentito e mi voltai verso gli altri a chieder garanzia delle mie intenzioni. Gli altri restarono in silenzio, mostrando di non avere raccolto l’insinuazione. Ci fu un momento di disagio.
- Vediamo -disse uno, bonario- Possiamo chiamare Teresa ancora una volta, poi ce ne andiamo a casa.
- E si fece ancora una volta- uno due tre Teresa!- ma non riuscì tanto bene. Poi scantonammo, chi da una parte, chi dall’altra.
Ero già svoltato in piazza, quando mi parve di sentire ancora una voce che gridava:
Teeee– reeee — saaaaaa!
Qualcuno doveva esser rimasto a chiamare, ostinato.

Italo Calvino


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