(foto da internet)
Non sapremmo come definire Raimondo Vianello e Sandra Mondaini: un duo comico, due metà complementari?
Hanno portato sui piccoli schermi gli irresistibili battibecchi della loro vita quotidiana (e della nostra). Nella loro camera da letto si tenevano i combattimenti coniugali: Raimondo leggeva assorto l'immancabile Gazzetta dello sport e Sandra sbuffava e tirava calci alle lenzuola.
Sono stati il nostro specchio. In loro ci siamo rivisti; in loro abbiamo (ri)trovato due familiari. Ci hanno fatto ridere e ci hanno permesso di riconoscere i nostri difetti, Né piú, né meno.
Raimondo, nel fisico e nelle movenze, ricordava un po' certi attori anglosassoni, ma nel salotto di casa Vianello incarnava il perfetto italiano: l'uomo sempre alla ricerca disperata della scappatella, bugiardo, incline al tradimento, ma troppo pigro per praticarlo. Era un pantofolaio flemmatico, sottile e sornione. Raimondo (ri)costruiva il suo mondo su fantasticherie impossibili per poi rimanere inchiodato a Sandra, la donna insostituibile.
La sua comicità era paradossale e innovativa, era fondata sulla leggerezza e sull'educazione. Con modi assai garbati Vianello ha saputo dar vita a un personaggio originale, quello del borghese perbene e discreto alla prese con i problemi della quotidianità. I suoi dialoghi spesso surreali con la Mondaini fanno parte, a pieno diritto, del nostro immaginario collettivo.
Prima di legare il suo nome a quello di Sandra Mondaini, Vianello aveva fatto coppia fissa con Ugo Tognazzi, da lui ancora più diverso. Insieme, in anni ormai lontanissimi, avevano oltrepassato i limiti della tv.
Nel 1959 i censori della Rai bloccarono il loro varietà Un, due, tre, per la clamorosa parodia di una caduta, senza parole, come nel cinema muto. Ma a cadere, nella realtà, era stato il presidente della Repubblica Gronchi, in occasione di una visita ufficiale di De Gaulle.
I solerti censori sarebbero anche stati disponibili al perdono, ma, come ha raccontato lo stesso Vianello, all’incontro di pacificazione, quando i dirigenti Rai chiesero ai due comici che cosa avrebbero fatto nelle puntate a venire, a Raimondo scappò una battuta: "Avremmo pensato di fare qualcosa sul papa…". Uno scherzo che segnò la morte definitiva di Un, due, tre, il varietà che aveva attuato il passaggio dalla rivista alla tv.
Raimondo Vianello iniziò a lavorare in teatro con partner quali Carlo Dapporto, Macario, Gino Bramieri, e soprattutto Ugo Tognazzi, con cui formò coppia fissa.
Negli anni Sessanta, le apparizioni televisive ripresero accanto alla moglie Sandra Mondaini, che, come lui, era dotata di una verve comica che ne faceva una partner perfetta. Nacque così la riconoscibilissima ditta Raimondo & Sandra. Sono loro due i protagonisti di Studio Uno, a metà degli anni Sessanta e poi, nei primi Settanta, di Sai che ti dico?, Tante scuse, e più avanti, nel 1977 di Noi...no.
Negli anni Sessanta, le apparizioni televisive ripresero accanto alla moglie Sandra Mondaini, che, come lui, era dotata di una verve comica che ne faceva una partner perfetta. Nacque così la riconoscibilissima ditta Raimondo & Sandra. Sono loro due i protagonisti di Studio Uno, a metà degli anni Sessanta e poi, nei primi Settanta, di Sai che ti dico?, Tante scuse, e più avanti, nel 1977 di Noi...no.
(foto da internet)
Dopo l'avvento delle tv private, Vianello fu uno dei primi divi a trasferirsi in casa del Biscione: lo ricordiamo, ad esempio, come conduttore del programma Il gioco dei Nove. E soprattutto nelle sit-com Casa Vianello e Cascina Vianello, che sulle reti Fininvest, poi diventate Mediaset, sono state un appuntamento fisso per il grande pubblico.
Le reti berlusconiane utilizzarono il suo talento, la sua capacità di sdrammatizzare gli animi più accesi, anche nelle trasmissioni sportive, come ad esempio Pressing.
La Rai lo richiamò, nel 1998, per affidargli la conduzione del Festival di Sanremo. Vianello condusse una trasmissione elegante, distaccata, senza volgarità e senza esagerazioni.
Vianello va ricordato anche per le sue non frequentissime interpretazioni sul grande schermo, due delle quali accanto a un genio della risata come Totò: una, da semi-esordiente, in Totò Sceicco; un'altra, da star della tv ormai affermata, in Totò Diabolicus (1962, vedi>>).
La Rai lo richiamò, nel 1998, per affidargli la conduzione del Festival di Sanremo. Vianello condusse una trasmissione elegante, distaccata, senza volgarità e senza esagerazioni.
Vianello va ricordato anche per le sue non frequentissime interpretazioni sul grande schermo, due delle quali accanto a un genio della risata come Totò: una, da semi-esordiente, in Totò Sceicco; un'altra, da star della tv ormai affermata, in Totò Diabolicus (1962, vedi>>).
Ma torniamo al ring-letto in cui i coniugi Vianello lottano tutte le sere: Sandra si lamenta col marito della vita che conduce. Ripete in maniera ossessiva: "Eh, ma qui non succede mai niente, che barba! Che noia!", e scalcia contro le coperte.
Lo stesso calcio di protesta vorremmo lanciare da queste pagine per la morte di Raimondo Vianello.
3 commenti:
Un'ironia sanamente cinica, a volte un po' macabra, ma sempre deliziosa senza essere melenso. Soprattutto educato e non volgare (e scusate se è poco).
Aveva ragione a non riconoscersi nella televisione odierna.
Ci mancherà tantissimo.
Ciao Raimondo e grazie!
Mafalda
P.S. Nel suo nome un destino: RAI-MONDO
Indimenticabili. Vi propongo questo video: http://www.youtube.com/watch?v=LCl-gXp99t4&feature=related
Tiziana
Grazie Tiziana.
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