(foto da internet)
Due coincidenze nel giro di pochi giorni: il centro Giacomo Leopardi ci ha mandato una cartolina per invitarci (ma l'invito è rivolto anche ai nostri studenti) alla conferenza I cantanti italiani che hanno sfondato in Spagna, a cura del professor Pierlugi Mammi e che si terrà oggi, alle 19, presso il Museo di Belle Arti di Valencia; la seconda, legata con un filo della memoria alla prima, riguarda un cantante italo-francese di cui mi sono ricordato, per caso, ascoltando una vecchia canzone nel programma La ventana di Gemma Nierga, nello spazio curato da Ariel Rot e Jaime Urrutia. La canzone che mi accompagnò nel viaggio da Valencia a Sagunto, era una tango famosissimo di Nino Ferrer: Agata.
Nino Ferrer, al secolo Nino Agostino Arturo Maria Ferrari, nacque a Genova nel 1934 da padre italiano e madre francese. Visse i suoi primi anni di vita in Nuova Caledonia. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia si trasferì a Parigi.
Nella città della Senna, Ferrer si laureò in etnologia e in archeologia alla Sorbona. Parallelamente ai suoi studi, si appassionò di pittura e di musica; cominciò a suonare il piano, la chitarra e il basso. Nel 1959 fece i suoi primi passi come suonatore jazz in diversi dischi accanto a Bill Coleman e Richard Bennett.
Compose le sue prime canzoni negli anni '60. Ebbe un grande successo in Italia a partire dal 1967.
Oltre al sopraccitato tango Agata, che riscosse un buon successo di pubblico anche in Spagna, Ferrer interpretò una canzone scritta da Pippo Baudo, Donna Rosa, e Al telefono.
Accanto a queste canzoni allegre e spensierato ne fanno spicco altre in cui in un testo apparentemente banale si accennano temi importanti, quali La pelle nera, assai nota per il celebre ritornello che all'epoca suscitò scalpore, e nella quale affronta il tema del razzismo, o Il re d'Inghilterra, una sorta di pamphlet contro tutte le guerre e infine Viva la campagna, un inno a favore della vita all'aria aperta contro lo stress cittadino.
Alla fine degli anni '60, Ferrer fu ospite fisso in tv, in trasmissioni popolari quali Settevoci con Pippo Baudo e Io Agata e tu con la Carrà. Nel 1970, la cua carriera artistica cambiò bruscamente di rotta: Ferrer rientrò a Parigi, allontanandosi volontariamente dalla musica. (foto da internet)
Accanto a queste canzoni allegre e spensierato ne fanno spicco altre in cui in un testo apparentemente banale si accennano temi importanti, quali La pelle nera, assai nota per il celebre ritornello che all'epoca suscitò scalpore, e nella quale affronta il tema del razzismo, o Il re d'Inghilterra, una sorta di pamphlet contro tutte le guerre e infine Viva la campagna, un inno a favore della vita all'aria aperta contro lo stress cittadino.
In Francia continuò a dipingere e incise una decina di 33 giri in cui ritornò alle basi jazzistiche da lui sempre gradite, con successi quali Le sud e La Carmencita.
Nel 1977 si stabilì a Montcuq. In Italia fece rientro alla fine degli '80 per registrare molti suoi vecchi successi con nuovi arrangiamenti in un disco intitolato Che fine ha fatto Nino Ferrer. Schivo e riservato, trascorse gli ultimi anni della sua vita nella campagna francese. Qualche giorno dopo la morte della madre, che viveva insieme a lui, pose fine ai suoi giorni , ad appena 63 anni, sparandosi un colpo di fucile.
Ve lo ricordate?
5 commenti:
Grazie di questo ricordo, come hai fatto per Herbert Pagani.
Io rimasi colpita dal giorno del suicidio: 13 agosto, 2 giorni prima del suo compleanno e comunque in piena estate, solo nella "sua" campagna.
La sua canzone più bella per me è "Le Sud" che mi ricorda molto quella di Rino Gaetano "Ad esempio a me piace il sud"
Sí! Agata era famosa anche qui.
Carles
Lo ricordo, ma io ero piccola.
Trini
Certo che lo ricordo. Era simpatico, ma non era tra i miei favoriti.
Tiziana
Anche a me piace molto Le sud!
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