Per dirla con le parole di Umbero Eco, la traduzione dovrebbe dire quasi la stessa cosa del testo originale. Allora, la domanda che ci si pone è perché per il cinema non valgono le stesse regole. Infatti, in italiano, alcuni titoli di film stranieri restano in lingua originale, altri, invece, vengono tradotti stravolgendo (e a volte deturpando) completamente il significato del titolo.
Sembra che nella scelta di un titolo "italiano" si considerino sempre tre possibilità:
1) una traduzione letterale del titolo originale;
2) una versione con titolo originale più un sottotitolo esplicativo;
3) un titolo totalmente nuovo, che non ha nulla a che fare con l’originale.
Andrea Occhipinti, proprietario della società di distribuzione indipendente Lucky Red, spiega che: «Un titolo è un prodotto, è la chiave della commerciabilità del film; a volte tradurre letteralmente un film può essere controproducente, può non rendere in italiano. In questi casi si sceglie un titolo accattivante, che colpisca il pubblico, che sia magari facile da ricordare rispetto magari a titoli stranieri difficili da pronunciare.» Occhipinti fa l’esempio di due film distribuiti dalla sua casa di produzione: “La Graine et le Mulet” - letteralmente “La semola e il cefalo” -, che, però, è stato distribuito con un titolo più di impatto come “Cous Cous”. E il film “Bend it like Beckham”: letteralmente “Piegala come Beckham” - ovvero "calcia la palla con taglio preciso" come il giocatore inglese - cui è stato preferito il titolo “Sognando Beckham”, che enfatizza il concetto del film, ossia la giovane giocatrice indiana che vuole diventare una campionessa come il suo idolo.
Alcune traduzioni modificano sostanzialmente il senso del film, a volte lo banalizzano, o comunque fuorviano, fanno ridere e, più spesso, fanno piangere per la loro assurdità. Un caso eclatante è “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (letteralmente “l'infinito splendore della mente immacolata”) di Michel Gondry che in italiano è stato reso con “Se mi lasci ti cancello”. Il titolo originale è un verso del poema “Abelardo ed Eloisa” dell’autore inglese Alexander Pope, magari poco conosciuto nel Belpaese; ma il titolo italiano altera decisamente la raffinatezza e l'impegno del film (vincitore tra l’altro dell’oscar per la sceneggiatura originale nel 2005), facendolo apparire qualcosa che non è, ovvero una spensierata commedia romantica.
Anche molte altre case di distribuzione cinematografica italiana scelgono di dare più rilevanza all’argomento trattato (come in “Le crociate” in originale “Kingdom of Heaven” letteralmente “il regno dei cieli”) o cercano di avvicinarsi per assonanza o termini usati, a precedenti film di gran successo, che però magari non hanno alcuna attinenza: “Se scappi ti sposo” (“Runaway bride”), “Se cucini, ti sposo” (Time Share). Tra queste alternative, sta poi alla discrezione del distributore la scelta finale con, a volte, esiti da far accapponare la pelle al pubblico. Per esempio: “A Walk in the Clouds”. “Dead Poets Society”. “Home alone”. “The Sound of Music”. Sono film famosissimi, apprezzati dal grande pubblico, ma in italiano sono conosciuti con titoli completamente diversi (rispettivamente “Il profumo del mosto selvatico”, “L’attimo fuggente”, “Mamma ho perso l’aereo”, “Tutti insieme appassionatamente”).
L’amore vince tutto? A quanto pare, secondo la maggior parte delle agenzie di distribuzione molto spesso basta infilare la parola “amore” nel titolo, o comunque rimandare vagamente al romanticismo, per essere sicuri del risultato. Ci sono certe parole che “vendono” di più. Da qui una valanga di titoli come: “Tutta colpa dell'amore” (Sweet Home Alabama), “Amami se hai coraggio”(Jeux d'enfants). Perfino in film autobiografici come la vita del country-rock Johnny Cash, il cui titolo originale “Walk the line” era un richiamo alla canzone “I Walk the Line” (con cui Cash ottenne il suo primo n. 1 in classifica) che significa “rigare dritto”, rimanere lungo il sentiero sempre in bilico fra la vita e il baratro (come faceva lo stesso Cash); al pubblico italiano il film è invece noto come “Quando l’amore brucia l’anima”.
Basta fare una rapida ricerca su Google per vedere quanti siano i siti dedicati alla protesta contro certi titoli assurdi e così lontani dall’originale. Sono numerosi anche su Facebook i gruppi che si scagliano contro questa scelta dei distributori: gruppi come “Aboliamo le traduzioni (assurde) dei titoli dei film stranieri!”, “NO ai titoli storpiati di film, telefilm e cartoni animati in Italia!” o "Se Storpi ti Schifo" - gruppo contro la cattiva traduzione dei titoli dei film”.
Cosa succederà con i prossimi film?
2 commenti:
io credo che in italiano è più esagerato.
Vicente
Veramente la traduzione dei titoli dei film all'italiano è un po' cattiva perché non ti dice niente sul film. Pensavo che questo solo succedeva alla Spagna nei anni 80. Mi è piaciuto questo articolo,è interesante.
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