(foto da internet)
Cos’hanno in comune l’arte e il formaggio svizzero con i buchi? Un sacco di cose, o meglio 99. Tante quante le opere che dal 12 al 17 novembre sono state in mostra all’Overstudio di Milano per il progetto Swiss Original – Handmade Creative Project.
Nato un anno fa da un’idea di Stefano Aronica – international chief marketing & brand officer di Emmentaler Switzerland – e immediatamente abbracciato e sviluppato da Giovanna Frova – country manager di Switzerland Cheese Marketing Italia – in collaborazione con CXINE, a cui viene affidata la cura strategica e tecnica dell’intero progetto.
(foto da il corriere.it)
Swiss Original – Handmade Creative Project è un concorso internazionale di creatività per artisti e autori lanciato un anno fa per collezionare l’interpretazione disruptive di 2 concetti chiave del Consorzio Emmentaler AOP: la svizzeritudine (Swiss Original) e il fatto a mano (Handmade). Due valori che hanno acceso lo sguardo dei partecipanti attraverso una gamma molto variegata di opere, con approcci decisamente concettuali, alcuni, che lavorano sul cerchio e sul vuoto, fino ad altri, decisamente più fisici, che si tuffano nella corpo vivo della materia.
(foto da il corriere.it)
“La mostra – spiega Massimo Bruto Randone, il curatore – mette in scena gli esiti di un concorso internazionale rivolto ad artisti e autori che si sono misurati all’interno di 4 formati specifici: Artwork, Video, Photo, Short Message Story. Per Artwork intendiamo opere fisiche (come pittura, scultura, collage, origami, 3D printing… knitting); per Video racconti di qualunque natura e tecnica con una durata compresa fra 45 e 180 secondi; per Photo storie fotografiche realizzate con sequenze/composizioni comprese fra 1 e 9 scatti; per Short Message Story – una categoria non-visiva ma altamente visionaria – intendiamo micro racconti testuali, da smartphone, di massimo 420 caratteri spazi inclusi, fra le cui righe (pochissime, come lamentavano alcuni scrittori mentre si cimentavano) sono state descritte allusioni mitologiche, frammenti del quotidiano, drammi pop, storie d’amore in stazione, analisi chimiche avvolte nel ricordo etimologico… tutte chiavi di lettura del nostro contemporaneo, svolte con sottile ironia e ricerca poetica.”
I temi? “Gli autori credo dovessero chiudere gli occhi e cercare un’eco interpretativa dentro di sé agglutinata attorno a due valori chiave della tradizione casearia del Consorzio Emmentaler AOP, promotore dell’intero progetto: Swissness e Handmade”.
(foto da il corriere.it)
Il bando è stato pubblicato sulla piattaforma Desall.com su cui gli artisti si potevano iscrivere da ogni angolo, anche più remoto del mondo e caricare i propri lavori. L’adesione? “Ha superato del doppio ogni nostra più rosea aspettativa – continua il curatore – e sono arrivati 455 lavori da 55 Paesi; fra loro ci sono sia molti giovani emergenti che alcuni nomi rilevanti che con ironia e coraggio hanno deciso di giocare al gioco dell’interpretazione poetica collettiva. Una giuria internazionale meravigliosamente super partes ha infine decretato i 19 vincitori (fra menzioni speciali, di qualità e awards) che trovate esposti in mostra, insieme ad altre 80 opere da noi selezionate fra le più interessanti o disruptive.”
Le fasce di età degli artisti? “Tutte! Da due giovanissimi 18enni a uno splendido (e importante) 84enne; e, tra l’altro, molto ben distribuiti nelle varie decadi, ad esempio nella sezione Short Message Story l’opera più votata dalla Community della piattaforma Desall è di un autore generosamente over 50. Anche tra i sessi il bilanciamento è altissimo: 48 % donne e 52% uomini, che si fà addirittura totale tra i sei Primi Premi: 3 donne e 3 uomini.
(foto da il corriere.it)
Cos’è allora il fatto a mano? “Penso che la meravigliosa pervasività della decade del digitale portatile abbia, da un lato, generato uno spirito di compensazione tattile in molte manifestazioni del desiderio umano, e dall’altro spalancato una frontiera ibrida stupefacente, che si respira, ad esempio, ogni volta che varchiamo la soglia di un fab-lab o di un maker design studio, tra frese, CAD e tecno-falegnami. Per ciò che riguarda la Swissness potrei citare una serie di parole chiave, a cavallo tra luogo comune Kitsch e arte interpretativa, ma – conclude Randone – preferisco invitarvi alla mostra e percorre insieme o da soli un piccolo vasto viaggio nel gioco inesatto dello stupore d’autore.”