(foto da internet)
In italiano ci sono alcuni modi di dire con il vocabolo merda:
essere nella merda: significa avere un grosso problema;
fare una figura di merda: significa fare una figuraccia; spalare merda: vuol dire fare un lavoro faticoso e
valere meno di una merda: significa essere di poco valore.
Il termine in questione proviene latino mĕrda e viene usato anche come espressione di indignazione, collera o anche di netto rifiuto: merda! (per influsso del francese merde!).
Lasciamo un momento la linguistica e parliamo di 5 VIE Art + Design, un’Associazione culturale no-profit
che ha come obbiettivo il rilancio del centro storico di Milano. L’Associazione porta avanti un'azione di coordinamento tra i
diversi attori presenti nell'area.
5VIE Art+Design è un progetto di marketing territoriale e
culturale che raccoglie risorse ed energie dedicate al rilancio del centro
storico del capoluogo lombardo, attraverso nuove modalità di partnership pubblico-privato
per una pianificazione strategica delle politiche urbane e territoriali.
(foto da internet)
5VIE ha l’obiettivo di promuovere il rilancio della zona tramite nuove strategie di comunicazione e di sviluppo sostenibile
capaci di stimolare la partecipazione attiva della comunità e dei
professionisti che la vivono, sostenere e sviluppare un forte network per mettere a sistema
competenze e opportunità nel
rispetto della molteplicità di attori che animano l'area.
5VIE è stato inaugurato durante la cosiddetta Design Week 2014 con
grandissimo successo, forte partecipazione di pubblico e grande riscontro di
stampa nazionale ed internazionale.
Nell'edizione di quest'anno, 5VIE ha ospitato una mostra al Siam (la Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri) molto interessante:
“The shit Evolution. The Primordial Products of
the Shit Museum”.
(foto da internet)
Così, su due piedi, potrebbe colpire il lettore/visitatore, ma direttamente dal Museo della Merda di Castelbosco in provincia di Piacenza, si può visitare un efficiente
progetto frutto del dialogo tra il proprietario di un’azienda che produce Grana
Padano, Gianantonio Locatelli, e l’architetto Luca Cipelletti, che cura
questa mostra milanese.
Lo stabilimento di Castelbosco ospita 2.500 bovini di
razza selezionata che producono quotidianamente 300 quintali
circa di latte e 1.000 di sterco. Una quantità di merda la cui gestione
ha trasformato in un
progetto ecologico e industriale avveniristico.
Dallo sterco si ricava metano, concime per i campi, materia grezza per intonaco e mattoni con sistemi di nuova concezione che oltre a ridurre l'inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso. Dando alla merda il valore che ha e restituendo ad agricoltura e allevamento l'importanza di sempre.
(foto da internet)
Dallo sterco si ricava metano, concime per i campi, materia grezza per intonaco e mattoni con sistemi di nuova concezione che oltre a ridurre l'inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso. Dando alla merda il valore che ha e restituendo ad agricoltura e allevamento l'importanza di sempre.
Il Museo della
Merda è un’agenzia per il cambiamento, un istituto di ricerca e di raccolta di
fatti, documenti e informazioni sugli escrementi nella cultura, nella
tecnologia, nella scienza e nella storia: sintesi del circolo più
virtuoso che ci sia, il massimo di innovazione, sostenibilità, sfruttamento e
al tempo stesso esaltazione della natura.
La mostra milanese dedicata alla merda è ubicata nel sotterraneo del
palazzo rinascimentale di una scuola che ha
precisamente lo scopo di unire tecnologia, ecologia e cultura.
Il Museo della merda di Castelbosco contestualizza, nella mostra, una
sua prima collezione di prodotti: mattonelle, piatti, brocche e vasi che
utilizzano lo sterco. Vi si presenta anche una serie di video che combinano alcune sequenze
cinematografiche a tema –Il fantasma della libertà di Luis Buñuel– a spezzoni che Henrik
Blomqvist ha ripreso sul funzionamento dello stabilimento
piacentino. Un circolo fra arte, natura, progetto, rifiuto e riuso.
Allora, come si direbbe a teatro, tanta merda!
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