mercoledì 3 ottobre 2012

Può diventare la fotografia democratica?

 (foto da internet)

Gli smartphone e la rete sembra che stiano cambiado le regole del gioco.
Il celebre settimanale sportivo americano «Sports Illustrated» nel numero di luglio, a corredo di un lungo reportage dedicato al baseball, ha pubblicato molte immagini scattate con un iPhone e modificate con Instagram, fotografie che sono state scattate da un fotografo professionista. 
Sì, un professionista, certo, ma, in realtà, quelle fotografie avrebbe potuto farle quasi chiunque: basta avere uno smartphone nella mano e un po’ di estro creativo nella scelta di uno dei 17 filtri che questa «applicazione» fotografica da 100 milioni di utenti nel mondo mette a disposizione.


(foto da internet)

È rivoluzione? Forse. Una risposta hanno cercato di darla la settimana scorsa a Torino i partecipanti all’evento «Fotografie a confronto», organizzato nell’ambito della Social media week.

I professionisti sono convinti che la fotografia professionale non verrà sostituita da quella degli amatori. Si difendono:  «È un po’ come confrontare Facebook con una testata giornalistica», dice. «I contenuti del primo interessano me e a una ristretta cerchia di amici che mettono “like” o fanno dei commenti. Nella seconda, invece, sono presenti temi che interessano più o meno tutti». Lo stesso vale per le fotografie. «I professionisti, quelli che lavorano per le agenzie, comunicano a un pubblico più ampio, idealmente a tutti, mentre gli Instagramers o chi pubblica i propri scatti su Flickr lo fa per pochi, per chi condivide gli stessi interessi».





(foto da internet)

Eppure è proprio la Rete il punto di forza di Instagram. «Ciò che conta è la condivisione e con essa la possibilità, grazie ai commenti negativi o positivi degli altri utenti, di avere un riscontro istantaneo delle proprie abilità di fotografo – spiega Nicola Pasianot di Instagramers Italia -. È come se si creasse un dialogo intorno all’immagine». Già, l’immediatezza. 



(foto da internet)


Era proprio questo il bello delle vecchie Polaroid, a cui l’applicazione per iPhone e Android, nata nell’ottobre 2010 da un’idea di Kevin Systrom e Mike Krieger e acquisita quest’anno da Facebook, si ispira. Con la differenza che nel mondo digitale ciò che conta non è tanto tenere tra le mani lo scatto appena uscito dalla macchina, ma piuttosto spararlo subito sul web.



 Insomma: fotografi no, ma quasi.

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