La Contrada dell'Oca a Siena, dopo un’affollatissima assemblea nella sede cittadina, ha deciso che
dal 29 aprile 2012, festa della patrona Santa Caterina, le ocaiole
avranno diritto di parola, di voto, di elezione negli organi dirigenti,
come in tutte le altre Contrade. Una rivoluzione. Solo una prova di civiltà e fin troppo tardiva, sarà il commento dei più, fuori Siena.
Da Milano, da Roma, ma anche dalla vicina Firenze tutto ciò sembrerà
assurdo, antico, antiquato. Al pari di quei club londinesi come l’Oxford
and Cambridge University club, riservato a professori e laureati delle
due prestigiose università, esclusivamente di sesso maschile.
La Contrada dell’Oca ha però deciso di far entrare di pieno diritto la forza e la passione verso il loro Palio, la loro
Contrada, il loro rione, di 62 donne le quali, qualche
anno fa, iniziarono una durissima guerra. Tra una battaglia e l’altra,
nel 2008 il referendum voluto dai dirigenti della Contrada. Ma i
fedelissimi alla tradizione vinsero sulle “suffragette”. I no alla
parità furono 393, compresi i voti di 134 donne. Con le ribelli si
schierò anche Aceto, al secolo Andrea Decortes, il più famoso fantino
della storia, che per l’Oca ha vinto il Palio ben cinque volte. E poi si
decise di passare alle vie legali: le donne andarono di fronte a un
giudice civile e chiesero il rispetto dei loro diritti.
Ma il magistrato non si era pronunciato nel merito. Aveva osservato
che sarebbe stata necessaria una base più larga o un mandato da parte
della (centenaria) Società delle donne, abilitata a parlare a nome di
tutte. È stata, invece, disse il giudice, «azionata da singole
associate, una pretesa collettiva». E così ancora avanti con la
battaglia in tribunale, fino alla nuova sentenza che era attesa nei
prossimi giorni. Alla fine, niente più giudici e niente più sentenze. La
Contrada ha deciso per conto suo, con un documento votato a grande
maggioranza, di non fare più nessuna distinzione tra uomini e donne.
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