In fin dei conti lo cantava anche Venditti che «le bombe delle sei
non fanno male». Tutti schierati: clienti («a chi fa male mangiarsi un
cornetto?») e gestori («così ci riducono sul lastrico») per far tornare
sui suoi passi la Giunta Alemanno sull'ordinanza che da metà marzo
prevede il divieto per i laboratori artigianali di vendere i propri
prodotti dopo l'una di notte. Orario che potrebbe essere prolungato fino
alle due e su cui le associazioni di categoria hanno chiesto
all'assessore al Commercio Davide Bordoni una deroga speciale proprio
per le cornetterie.
Il giudizio è unanime: «Ripensateci». Sabato. Ore due di notte. Una folla di giovani è assiepata sulle scalinate del «Sorchettaro» in via Cernaia, a due passi da Porta Pia. Antonio Lambiase sforna circa 700 «sorchette con doppio schizzo» (una sorta di lungo cornetto con una spruzzata di panna e cioccolata all'interno), cinquecento cornetti e migliaia di altri tipi di paste a notte. «Qui lavoriamo in otto - dice Lambiase - Se passano le misure previste dal Comune dovrò mandare tutti a casa e chiudere bottega». Il «Sorchettaro» apre alle undici e chiude la mattina alle sette. Massimiliano Agrestini, 22 anni, si trova spesso qui con gli amici per una piccola concessione ai peccati di gola: «Non si capisce la filosofia di queste misure, mangiare un cornetto mi pare una cosa innocua. Comprendo i divieti all'alcol ma non questi». Ancora più drastico Ivano Zacheri che con gli amici mangia una «sorchetta»: «Toglietemi tutto questo e mi sento perso, per noi ragazzi è un rito. Si dovrebbe pensare ai delinquenti e non a mettere divieti per la gente onesta».
Ma la notte è ancora giovane. Via Barletta. Vicino alla metro Ottaviano. La cornetteria «Dolce Maniera» è un'istituzione in Prati. Non tutti sono a conoscenza di quello che bolle in pentola. Federico Palumba arriva alle tre di notte per mangiare un cornetto con un amico. E non si capacita quando sente le voci preoccupate che circolano: «Non sapevo di questa ipotesi, se dovessero chiudere queste attività sarebbe assurdo. Sono allibito». «Dolce Maniera» non dorme mai. È aperta tutti i giorni. «Siamo qui da 16 anni - racconta con rammarico il titolare Antonio Sgrò - qui vengono centinaia di persone, soprattutto d'inverno. È una zona tranquilla. Mai shiamazzi o una rissa. Qui lavorano trenta persone. Bisogna pensare anche a loro».
Ma quelli più arrabbiati di tutti sono i ragazzi che passano la notte in zona Marconi. Alle quattro di sabato notte decine di macchine affollavano via Oderisi da Gubbio. Il «Cornettone» era strapieno. Non c'è un cliente che intenda rinunciare a venire qui. Adriana Capeti si sfoga mentre mangia un cornetto: «È una tradizione romana. Non la puoi cancellare. E poi io quando torno a casa a piedi sono tranquilla perché la strada è illuminata e c'è tanta gente. Con i locali chiusi sarebbe una via buia e avrei paura». Il proprietario Antonio Schina non si capacita: «Non mi pare che tutta questa gente voglia andare a dormire», commenta ironico, «se dovessi chiudere di notte - aggiunge - dovrei anche mandare a casa almeno tre persone».
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