mercoledì 21 dicembre 2011

C'era una volta a Natale un fiocco

(foto da internet)









Se non vi potete esimere dal fare regalini natalizi, vi troverete davanti a un'altra novità. La crisi ha, infatti, fatto un'altra vittima. Non certo illustre, ma in realtà, tutti le volevano bene, perché estremamente delicata. Oggi, con l'ultimo post dell'anno i chiodi annunciano che si è spenta, circondata da un medio disinteresse, la confezione regalo.
Se la chiedete alle commesse di «Zara», vi guarderanno con occhi sbarrati: «Cosa?». In qualche negozio  infilano un foglio di carta scintillante nella busta, con tante scuse: «Spiacenti, non abbiamo tempo». Chissà, forse non ne hanno neanche voglia. In Italia sta succedendo a Milano, che, sebbene non rappresenti tutto il paese, è un termometro importante dell'aria che tira.

(foto da internet)
Da Abercrombie, tempio modaiolo dei teenager, non si commuovono alla richiesta. Al Disney Store, o si esce con il sacchetto standard o, se si vuole un allegro contenitore di cartone, lo si paga due euro e mezzo. Da Biffi, punto di riferimento delle signore-bene: busta bianca, semplice, neanche un accenno natalizio. Da Drumohr, tanto cashmere con nastrino rosso. 
E, badate bene, se andate a comprare un biglietto natalizio, vi diranno che per le ditte è lavoro sprecato, quindi fate gli auguri via web (che, con i prezzi che girano, conviene davvero!)

Eppure non sono così lontani gli anni in cui il pacchetto era quasi più importante del regalo. In Italia La Rinascente era mitica: fiocchi, campanelle, rametti di agrifoglio e una commessa che arricciava il nastro. Ora il nastro è stato tagliato (sostituito dall'adesivo) e al posto della carta metallizzata molti usano quella beige da pacco, in nome di un elegante minimalismo.

(foto da internet)

Insomma l'austerity ha colpito e ognuno ha la sua strategia. C'è chi si sottrae: «Oops, ho appena finito le confezioni regalo», chi, per lo shopper dove infilare una bottiglia di vino, chiede un euro e 50, chi è si organizzato con le associazioni benefiche (Feltrinelli-«ManiTese) e chi giura di aver ridotto il packaging per nobili questioni di sostenibilità ambientale.
Forse si resta delusi, ma la verità, però, è che è difficile obiettare.


La confezione è un lusso, anzi diventa un micro-business e nei punti vendita «Tutto a un euro» o «Tutto a 50 cent», gli unici veramente affollati, si trova quello che gli altri non danno più gratis: scatole, fiocchetti, coroncine, adesivi ecc. E si moltiplicano i siti di consigli per il bricolage regalistico.


(foto da internet)




Saro Trovato, mood maker (una specie di opinionista) dell'agenzia «Found!» sostiene che «per Natale il 90% del regalo è la confezione: questione di atmosfera. Deve essere creativo e ben fatto, quanto più è basso l'investimento. I commercianti che pensano di tagliare una spesa superflua, sbagliano. Impoveriscono l'oggetto e alla fine uccidono il business. I conti devono tornare, ma questa forma di risparmio fa male all'economia. Non è minimalismo, è una tristezza dickensiana».


Certo, ci sono lodevoli eccezioni, ma, in tema di mega-trend, è meglio prepararsi all'autarchia. Si può provare, anche se impacchettatori professionisti non ci si improvvisa, ma, forse, se si comincia subito, l'anno prossimo saremo tutti bravissimi.



Buon Natale e Buon anno! 


P.S.: Ci ricollegheremo il 9 gennaio.



1 commento:

Pilar ha detto...

Buone vacanze amici, speraremo il vostro ritorno il prossimo gennaio!!!!