mercoledì 1 dicembre 2010

Mario Monicelli Addio!

(foto da internet)


Un volo dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma. Scompare così Mario Monicelli, ultimo grande maestro del cinema italiano. Il regista si è ucciso lanciandosi, intorno alle 21 di lunedì scorso, dal reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato dalla domenica. Il cineasta aveva 95 anni e soffriva di un tumore alla prostata.
Viareggino, classe 1915, Monicelli è considerato uno dei padri della commedia all'italiana. Negli ultimi anni di vita gli è toccato l'ingrato compito di commentare la morte di numerosi e cari colleghi. Lo ha fatto con arguzia e cinismo e senza sentimentalismi. La vena caustica e amarognola delle sue opere, l'aveva di recente riservata alle sue uscite pubbliche. Aveva preso parte al Viola Day di febbraio e al primo No B day nel dicembre scorso a Piazza San Giovanni. E aveva incitato i giovani a tenere duro: «Viva voi, viva la vostra forza, viva la classe operaia, viva il lavoro. Dobbiamo costruire una Repubblica in cui ci sia giustizia, uguaglianza, e diritto al lavoro, che sono cose diverse dalla libertà».
L'Italia era per lui «una penisola alla deriva».

La notizia, in diretta, l'ha data Fabio Fazio durante la trasmissione Vieni via con me (Programma condotto con Roberto Saviano su Rai Tre).

(foto da internet)

Nessuno come Monicelli ha indagato tanto e descritto meglio gli italiani dal dopoguerra a oggi. È stato l'autore di una gigantesca commedia umana degli italiani, attraverso decine di film, spesso capolavori. Titoli e storie che conoscono tutti, entrati nel linguaggio comune per descrivere l'oroscopo dei caratteri nazionali. È un elenco da brividi: dagli inizi col Totò di Guardie e Ladri a I soliti ignoti, da La grande guerra a I Compagni, e poi L'Armata Brancaleone, Amici miei, I nuovi mostri, Il marchese del Grillo, Speriamo che sia femmina. Senza contare i film definiti minori dalla critica, come Risate di gioia o Romanzo popolare.


























Monicelli ha inventato la commedia all'italiana nel '58 con I soliti ignoti e ne ha dichiarato la fine vent'anni dopo con Il borghese piccolo piccolo. In mezzo ha fabbricata l'unica epica di cui disponiamo, tragicomica, amorale, ma grande. Da parte sua, era quanto di più lontano dai suoi personaggi si potesse immaginare. Anti retorico, moralista, sempre a schiena dritta, con un profondo credo nei suoi valori laici, socialisti, libertari, antropologicamente antifascista.





È paradossale che un anti italiano così fieramente minoritario abbia ottenuto un tale immenso successo. Frutto, secondo Monicelli, anche di un significativo fraintendimento. «Ho quasi sempre descritto personaggi mostruosi. All'estero si stupiscono che gli italiani li trovino tanto simpatici».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Era un grande del cine. Que descanse en paz.
J.M.

Anonimo ha detto...

Se ne è andato un giovane di 95 anni. Ci mancherai, Mario
Mafalda