(foto da internet)
Il muro a secco è un particolare tipo di muro costruito con blocchi di pietra disposti e assemblati senza l'uso di malte.
Questo tipo di costruzione è presente in tutte le culture e rappresenta il primo tentativo di modificare l'ambiente per ricavarne un qualsiasi uso: dal riparo per i pastori alla delimitazione di un campo.
Il muro a secco può essere realizzato con delle pietre grezze di varia forma e dimensione, e la sua realizzazione, di solito, comporta un approntamento della base su cui verrà costruito, anche mediante lo scavo di una traccia. Dalla precisione di tale composizione dipenderà la durata e la solidità del muro (vedi>>).
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Un'altra funzione del muretto a secco nelle terre agricole era quello di mantenere un sistema arcaico di irrigazione, grazie alla condensazione del vapore acqueo presente in atmosfera. La capacità del cumulo di pietre di arrestare il processo inverso di evaporazione che si verifica nel terreno aperto determina un continuo rifornimento di acqua alle radici delle piante.
Questa tradizione unisce la Costiera amalfitana, Pantelleria, la Sicilia, la Sardegna, la Liguria e in special modo le Cinque terre, il Salento e la Valle d'Itria in Puglia.
In Sicilia, le campagne della provincia di Ragusa offrono una miriade di muri realizzati a secco. La ragione della fitta maglia di muri a secco va ricercata nella precoce formazione di una classe di piccoli proprietari terrieri, che dalla prima metà del '500 frazionarono un immenso feudo e ne delimitarono le nuove proprietà.
(foto da internet)
In Sicilia, le campagne della provincia di Ragusa offrono una miriade di muri realizzati a secco. La ragione della fitta maglia di muri a secco va ricercata nella precoce formazione di una classe di piccoli proprietari terrieri, che dalla prima metà del '500 frazionarono un immenso feudo e ne delimitarono le nuove proprietà.
In Sardegna il muretto a secco è una parte familiare dell'ambiente dell'isola anche se, col tempo, si è persa la capacità di realizzarlo, ed è stato sostituito dalle reti metalliche, molto più economiche e facili da sistemare. Attualmente, però, c'è un rilancio importante di questo tipo di costruzione con dei corsi lanciati dalla Regione per insegnare ai più giovani l'allestimento dei muretti a secco.
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In Puglia i muretti a secco sono il simbolo dei paesaggi salentini e della Valle d'Itria; realizzati per dividere gli appezzamenti dei terreni, potrebbero diventare anch'essi patrimonio dell'Unesco e sono stati segnalati dal governo italiano fra i tesori da tutelare nel patrimonio immateriale dell'Unesco.
Anche in Liguria, specialmente nelle Cinque Terre, diventate vent'anni fa Patrimonio dell’Unesco anche grazie ai terrazzamenti che per secoli hanno garantito la tenuta dei terreni a strapiombo sul mare, c'è un tentativo di recupero della tradizione del muretto a secco con contributi regionali e con la nascita di un'Associazione -Tu Quoque- che prende in comodato gratuito i terreni che i proprietari, per diversi motivi (invecchiamento o scarse entrate economiche dell'appezzamento), lasciano incolti.
Nei secoli, le Cinque Terre sono state conquistate dall’uomo che ne hanno cambiato l’aspetto, mantenendo però un contatto diretto con la natura e piegandola ai propri bisogni di vita. I fitti boschi originari vennero sostituiti poco a poco dalla coltivazione della vite in terrazzamenti, attraverso la frantumazione della roccia, la paziente realizzazione di muri a secco e la creazione di aree coltivabili.
Quest’opera titanica si riflette nelle cifre: nel comprensorio vi sono circa 8.400.000 metri cubi di muri a secco, per una lunghezza di 6.729 km!
Oggi, l’emigrazione e l’abbandono dell’attività agricola stanno provocando una rottura di questo biosistema, dove viene meno la presenza dell’uomo il degrado è immediato e la macchia prende il sopravvento. L’abbandono delle colture provoca eventi franosi ogni volta di maggiore estensione e la sottrazione alla fruizione di rilevanti porzioni di territorio.
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Nei secoli, le Cinque Terre sono state conquistate dall’uomo che ne hanno cambiato l’aspetto, mantenendo però un contatto diretto con la natura e piegandola ai propri bisogni di vita. I fitti boschi originari vennero sostituiti poco a poco dalla coltivazione della vite in terrazzamenti, attraverso la frantumazione della roccia, la paziente realizzazione di muri a secco e la creazione di aree coltivabili.
Quest’opera titanica si riflette nelle cifre: nel comprensorio vi sono circa 8.400.000 metri cubi di muri a secco, per una lunghezza di 6.729 km!
Oggi, l’emigrazione e l’abbandono dell’attività agricola stanno provocando una rottura di questo biosistema, dove viene meno la presenza dell’uomo il degrado è immediato e la macchia prende il sopravvento. L’abbandono delle colture provoca eventi franosi ogni volta di maggiore estensione e la sottrazione alla fruizione di rilevanti porzioni di territorio.
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L'Associazione Tu Quoque, negli ultimi due anni, ha organizzato otto campi di volontariato, uno di essi in collaborazione con l’Unesco, ed ha formato circa ottanta persone che hanno imparato i segreti di come impilare le pietre. Le splendide Cinque Terre continuano ad affascinare i turisti con i loro borghi e col mare turchese, ma, nel frattempo, i terrazzamenti continuano a dimostrare in silenzio la caparbia resilienza dei liguri.
Perché rinunciarvi?
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