(foto da internet)
C’è chi vuole togliersi lo sfizio, perché quel benedetto “pezzo di carta” non è riuscito ad agguantarlo in gioventù. C’è chi, invece, del diploma ha bisogno adesso, per riqualificarsi in azienda. O chi approfitta di un momento di riposo forzato, causa disoccupazione o cassa integrazione, per raggiungere quell’attestato che magari gli consentirà di trovare nuovamente un’occupazione. E poi c’è l’esercito degli stranieri adulti, che devono dimostrare di conoscere la nostra lingua per ottenere la cittadinanza.
Insomma, i motivi sono diversi ma il dato fornito dal Ministero dell’Università, Istruzione e Ricerca (Miur) è inequivocabile: nell’anno scolastico 2016-2017 si è registrato un incremento delle iscrizioni ai corsi per l’istruzione degli adulti pari al 25 per cento rispetto l’anno precedente.
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Un vero e proprio “boom” per quelle che un tempo erano note come le scuole serali. Oggi in tutta Italia sono 126. Si tratta di istituzioni scolastiche autonome, con un proprio organico, in grado di offrire un’offerta formativa strutturata. Attenzione, però: le lezioni si svolgono direttamente in questi centri solo per quanto riguarda l’italiano per stranieri e i corsi per l’ottenimento della licenza elementare e della scuola media. Le lezioni serali, in genere dalle 17 alle 23, si tengono in scuole statali convenzionate con i CPIA (i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti)e riguardano gli istituti tecnici, i professionali e i licei artistici. Per legge gli altri tipi di liceo non possono essere frequentati in edizione serale (se non in rarissimi casi e con la presenza di determinate condizioni).
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Ma a cosa è dovuto questo “ritorno di fiamma” del diploma ottenuto frequentando in orari serali? Il referente della rete nazionale dei CPIA, la vede così: «Per lo più si tratta di persone che vogliono rimettersi in gioco, che hanno bisogno di riqualificarsi nell’ambito di un certo percorso professionale. O che hanno perso il lavoro. In ogni caso si tratta di studenti estremamente motivati». «Parliamo – prosegue il docente - di percorsi che evidentemente rispondono a un bisogno perché gli effetti della crisi economica e i cambiamenti nel mondo del lavoro, si fanno sentire. L’incremento può essere dovuto anche al fatto che dal punto di vista dell’offerta, i CPIA, dopo una prima fase di rodaggio, cominciano a funzionare in modo efficace. Anche se ritengo che il sistema andrebbe potenziato». Un sistema che oggi, complessivamente, può contare su finanziamenti pari a circa 80 milioni di euro.
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Ma come funzionano in concreto questi corsi? La parola-chiave è soprattutto una: personalizzazione. «Ad ogni iscritto -spiega ancora il professore- viene richiesto una sorta di “bilancio delle competenze” acquisite durante la propria esperienza professionale e non, in modo da potergli riconoscere e accreditare alcuni “saperi”. I percorsi di istruzione sono realizzati per gruppi di livello organizzati in modo da consentire appunto la personalizzazione dell’itinerario». La durata del corso non è dunque uguale per tutti gli studenti e dipende dalle esperienze maturate in passato. Quanto alla prova finale, da lì non si scappa: verrà sostenuta di fronte alla stessa commissione che valuta i ragazzi delle scuole superiori. La notte prima degli esami, quella sì, è uguale per tutti.
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