(foto da internet)
Il titolo del post è tutto un programma! Si tratta di un detto, abbastanza diffuso nell'Italia centrale, che fa riferimento alla festività di Sant'Antonio Abate, e che si celebra nel cuore dell'inverno. Quindi, per l'epoca dell'anno, ci si aspetta la neve o la pioggia.
Sant'Antonio è invocato come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; è potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili, come ad esempio il "fuoco di Sant'Antonio".
Tutti coloro che hanno a che fare con la suddetta malattia vengono posti sotto la protezione di Sant'Antonio, in onore del racconto che vedeva il santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori.
Tutti coloro che hanno a che fare con la suddetta malattia vengono posti sotto la protezione di Sant'Antonio, in onore del racconto che vedeva il santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori.
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Il male degli ardenti, o fuoco di Sant'Antonio, causato dall'Herpes zoster, è una malattia provocata da una intossicazione alimentare che provocava negli intossicati febbri altissime, accompagnate da allucinazioni, deliri e bruciori insopportabili. Queste intossicazioni toccavano intere collettività e provocavano nelle stesse delle vere e proprie stragi.
Sant'Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo. La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all'interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti appunto dal fuoco di Sant'Antonio. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella.
La più bella tradizione legata alla festa di Sant'Antonio è quella che si svolge a Collelongo, in provincia de L'Aquila, nella notte tra il 16 ed il 17 gennaio. La festa inizia la sera del 16 alle 18 con l'accensione dei due torcioni, torce in legno di quercia alte oltre 5 metri, che arderanno tutta la notte. Contemporaneamente, nelle case del paese, allestite per l'occasione con arance ed icone del santo, viene posta sul fuoco la cottora, un enorme pentola nella quale viene messo a bollire parte del mais raccolto durante l'anno.
La sera chi ha la fortuna di essere invitato da qualche famiglia del paese potrà gustare intorno alla tavola la pizza roscia, una pizza cotta sotto la cenere composta da un impasto di farina di grano e di mais, condita con salsicce, ventresca e cavolo ripassato in padella.
Alle 21 una fiaccolata con fisarmoniche e cantanti che intonano la canzone del santo accompagna il parroco del paese a benedire queste case dove, sopra il fuoco del camino, fuma per tutta la notte la cottora.
Chi entra in una casa dove si trova la cottora, fa gli auguri alla famiglia che la gestisce; i padroni di casa gli offrono del vino, companatico, mais bollito condito con olio e peperoncino, e dolci.
(foto da internet)
La sera chi ha la fortuna di essere invitato da qualche famiglia del paese potrà gustare intorno alla tavola la pizza roscia, una pizza cotta sotto la cenere composta da un impasto di farina di grano e di mais, condita con salsicce, ventresca e cavolo ripassato in padella.
Alle 21 una fiaccolata con fisarmoniche e cantanti che intonano la canzone del santo accompagna il parroco del paese a benedire queste case dove, sopra il fuoco del camino, fuma per tutta la notte la cottora.
Chi entra in una casa dove si trova la cottora, fa gli auguri alla famiglia che la gestisce; i padroni di casa gli offrono del vino, companatico, mais bollito condito con olio e peperoncino, e dolci.
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Per tutta la notte, fino al mattino, il paese è animato da gente che canta, suona e gira di cottora in cottora. Alle cinque del mattino del 17, degli spari annunciano la sfilata delle conche rescagnate, si tratta di conche in rame, una volta usate per attingere l'acqua alla fonte, che addobbate con luci, piccole statue e scene di vita contadina, vengono portate in sfilata da giovani del paese vestiti nei tradizionali costumi popolari di festa.
Alle sette inizia la messa e viene distribuito il mais benedetto bollito delle cottore (i cosiddetti cicirocchi) per distribuirlo agli animali domestici.
E ricordate che chi festeggia Sant'Antonio, tutto l'anno 'o passa bbuono... (chi festeggia Sant'Antonio trascorrerà bene tutto l'anno).
6 commenti:
Mi è piaciuto molto leggere questo articolo. Mi pare che sia molto interessante conoscere come si celebra questa festività in un altro paese.
Consiglio a tutti la lettura di Ignazio Silone per inquadrare bene queste feste dell'Abbruzzo.
En Galicia se dice: por san Antón la gallina pon, la del rico, la del pobre non.
El plato típico de Collelongo, para la fiesta de S. Antonio, debe de estar muy rico. Aquí también se hacía una hogaza, hace muchos años, cuando yo era niño, al calor de las cenizas de la lumbre.
Molto bella è la festa di S. ANtonio di Vilanova d'Alcolea nella provincia di Castelló. Ve la consiglio.
Nel mio paesino c'è una tradizione da molti anni fa per Sant'Antonio Abate, e sono famose , "La Corda", "La Sortija" e "Les Calderes" (è un cibo con riso, carne di maile, vitello, agnello, verdure e salumi freschi, è una delizia). Tutto il mondo può prendere un piatto di "caldera", una bottigilia di vino e un pane. Non posso dimenticare "el cohets borratxos", razzi pirotecnichi che si lanciano per tutto il paesino. Ah, questo paesino è Massalfassar (Horta Nord)
Que bé Gianpiero sembla que estem vivim a Itàlia... gràcies a les TIC i clar gràcies al vostre blog. I als apassionats de l'italià. Felicitats!!!
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