lunedì 16 maggio 2011

Lorenzo Lotto

Lorenzo Lotto, Annunciazione (1528 ca.), Recanati, Pinacoteca Comunale



La storia della pittura è piena di artisti incompresi, considerati geni soltanto dopo la loro morte. Roberto Longhi nel 1946 scrive che «artisti come il Lotto, il Caravaggio, il Rembrandt finiscono come dei vinti, quasi al bando della società in cui si trovano ad essere ospiti indesiderati, perché in contrattempo, perché più moderni di essa».
Lorenzo Lotto, dimenticato dalla storia e dalla critica per molti secoli, viene riscattato dall’anonimato dallo studioso di origine americana Bernard Berenson alla fine dell’Ottocento e da quel momento rimane al centro dell’attenzione di studiosi e critici d'arte. Per Berenson si tratta del “primo pittore italiano a essere sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano”, che ha “portato alla luce la vita interiore sul volto”. Un pittore con uno sguardo nuovo, snobbato dalla Roma dei Papi, che lo giudicava eccessivamente irrequieto e moderno e che preferiva Raffaello e Tiziano. Artefice di un modo di pittura totalmente nuovo, i suoi quadri partono dalle emozioni, dal racconto dell’animo umano. Ritenuto dal critico d’arte Giulio Carlo Argan un grandissimo ritrattista in quanto considerava ogni individuo non il protagonista di una storia, bensì una persona qualunque, fra le tante:


Una persona che si incontra e con cui si parla e ci si intende. All'opposto di quelli di Tiziano, i ritratti del Lotto sono i primi ritratti psicologici: e non sono, naturalmente, ritratti di imperatori e di papi, ma di gente della piccola nobiltà o della buona borghesia, o di artisti, letterati, ecclesiastici.
La grande scoperta, che fa la modernità del Lotto, è appunto quella del ritratto come dialogo, scambio di confidenza e di simpatia, tra un e un altro: per questo i ritratti lotteschi sono testimonianze autentiche e attendibili, anche se la descrizione fisionomica non è più minuziosa e precisa che nei ritratti di Tiziano. Non lo è perché all'artista non interessa fissare il personaggio come obbiettivamente è, ma come è nel momento e nell'atto in cui si qualifica, si rivolge a un altro, si prepara a uno schietto rapporto umano. Non dice: ammirami, io sono il re, il papa, il doge, sono al centro del mondo; ma dice: così sono fatto dentro, questi sono i motivi della mia malinconia o della mia fede, o della mia simpatia verso gli altri.
Nel ritratto-dialogo, l'attitudine del pittore è quella di un confessore, dell'interlocutore che pone le domande, interpreta le risposte [...] e la bellezza che fa irradiare, come una luce interna, dalle sue figure, non è un bello naturale né, a rigore, un bello spirituale o morale, ma semplicemente un bello interiore tradito, più che rivelato, da uno sguardo, da un sorriso, dalla pallida trasparenza del volto o dallo stanco posare d'una mano.

Ora che le lezioni stanno per finire, che ne direste di visitare la mostra su Lorenzo Lotto presso le Scuderie del Quirinale? Se non è possibile, eccovi un piccolo assaggio.






E ora che finiscono le lezioni e il nostro blog va in vacanza, sarebbe il momento perfetto per approfittarne per fare un salto a Roma ad ammirare le bellissime opere di Lorenzo Lotto?
Buone vacanze a tutti!

1 commento:

Pilar ha detto...

Buona estate a tutti!!!
Vi ringrazio per il vostro lavoro e per trasmettere la passione per imparare.
Adesso è il momento ottimo per viaggiare, vero Imma?

http://www.youtube.com/embed/gyH3VNxUcm0

Un abbraccio