lunedì 24 maggio 2010

Un rito intramontabile


(foto da internet)





Globalizzazione permettendo, se, in Italia, invitate un ospite straniero ad un aperitivo, non è scontato che sappia come comportarsi. Innanzitutto si potrà domandare di cosa gli è dato servirsi, in che quantità e come può tenere a mente tutto quello che ha mangiato se il cameriere segna solo quello che ha bevuto…

Allora gli dovete una piccola spiegazione, e ricordategli che l’aperitivo è il più delle volte un invito informale, in cui gli ospiti non rischiano di essere in anticipo o in ritardo, possono accomodarsi dove vogliono, vicino all'invitato che preferiscono, lontano dal più antipatico e mangiare in piedi o seduti, senza posate, semplicemente misurando il proprio appetito.

Tutti saranno a proprio agio e, adesso … all’attacco.

Con aperitivo si intende l'usanza di ritrovarsi prima della cena per consumare stuzzichini e cocktail solitamente analcolici o a contenuto alcolico non troppo elevato.
Fin dall’antichità molti popoli facevano precedere la cena da una bevanda aromatica, più o meno alcolica, con lo scopo di stuzzicare l’appetito, una funzione questa che si intuisce anche nell’etimologia della parola “aperitivo”, che deriva dal latino “aperire”: aprire, iniziare appunto.






(foto da internet)


Da sempre l’aperitivo è stato anche un momento di incontro, un’occasione per socializzare sorseggiando qualcosa di gustoso. Infatti, oggi, con il termine aperitivo si intende il cocktail che si consuma, più in generale, prima del pasto. Perciò, con il tempo, alla bibita si sono aggiunti oltre ai classici salatini, anche verdure sott’olio e sott’aceto, pizzette e focaccine e, più in generale, tartine elaborate.
L'aperitivo è nato a Torino, legato all'abitudine di frequentare i “caffè”, luoghi di ritrovo e di cultura dove chiacchiere e discussioni si accompagnano ad intermezzi alcolici e stuzzichini.Qui Antonio Benedetto Carpano, alla fine del 700, inventò il Vermut, prodotto con vino bianco addizionato ad un infuso di oltre 30 tipi di erbe e spezie. Da allora la “speciale bevanda” è stata esportata in tutta Europa e successivamente prodotta da Cinzano e Martini & Rossi, divenendo con l’appellativo di “Martini” l’aperitivo per eccellenza, da bere liscio o come base di tanti cocktail come il Negroni o il Manhattan, da bere anche nel dopo cena.
Nelle altre città italiane si è diffuso negli ultimi anni del 1800, legato alla moda dei caffè che erano particolarmente attivi nelle grandi città italiane. E le bibite più diffuse sono state il Negroni, il Pirlo, lo Spritz, il Campari, il Rossini e il San Pellegrino.

(foto da internet)


Ma a Milano, l'aperitivo si è trasformato in fenomeno sociale, e il classico bicchiere di vino, accompagnato dalle olive “infilzate”, si va arricchendo sempre più e la lista dei drink si allunga e, prende ad arricchirsi anche quella degli stuzzichini. Negli anni ottanta la città ha ereditato la formula statunitense dell'Happy Hour e l'aperitivo è decollato definitivamente come formula mondana per eccellenza. La cultura dell'Happy Hour inizialmente è stata caratteristica del businessman che, nella caotica Milano, capitale degli affari, si rilassava all'uscita dell'ufficio in compagnia di amici e colleghi per discutere, come no, di lavoro, ma davanti a uno spumante e stuzzichini. Adesso l’happy hour è molto più globale ed eterogenea. Esistono, infatti, tantissimi locali che propongono infinite variazioni sul tema, restando comunque fedeli, o almeno provandoci, ad una sola regola: a buon prezzo.





(foto da internet)


La consolidata abitudine invade persino luoghi normalmente non deputati al consumo di bevande, tingendosi sempre più spesso di cultura. È il caso della fortunata iniziativa voluta dall’editore Fabio D’Ambrosio che propone presso una libreria milanese, un aperitivo «deviante» che appaga gola e mente. Deviante nella sostanza e nei contenuti, poiché si discosta dal classico happy hour. Un appuntamento che prevede una vera e propria lezione sulle avanguardie letterarie e artistiche dal ‘300 al contemporaneo, accompagnata da un gustoso aperitivo fatto di prelibatezze enogastronomiche preparate con prodotti provenienti da gruppi di acquisto solidale, ottimi vini e gustosi gelati Rivareno. Prodotti biologici, caserecci, provenienti da una filiera corta o da terre confiscate alle mafie, per una ricerca «deviante» anche per quel che riguarda il consumo quotidiano. Un aperitivo diverso quindi sia per la proposta culturale che per quella gastronomica.

Insomma un’occasione ghiotta anche per gli appassionati di letteratura!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il spritz non mi piace molto. Preferisco la nostra caña o il fino per l'aperitivo.
Santi

Anonimo ha detto...

E il vermouth di sifón di Madrid?
Ka

Anonimo ha detto...

Io anche preferisco la birra. (spagnola)
Clemente