venerdì 14 maggio 2010

I Pugnaloni di Allerona*




Ad Allerona, la terza domenica di maggio, viene celebrata la Festa di S. Isidoro, patrono degli agricoltori.
La tradizione lega a questa festa l’esposizione dei Pugnaloni che rappresentano tutto ciò che riguarda il lavoro dei campi, con oggetti fatti in legno, argilla o altro materiale, preparati dai contadini durante i mesi invernali.
Da questa usanza che alcuni studiosi fanno risalire a prima del cristianesimo con caratteristiche sia mercatorie che di rito propiziatorio, nel riprodurre abitudini di vita del tempo passato, ha subíto nei secoli delle evoluzioni: da rami d’albero con i fiocchi multicolori ad un'asta alta circa tre metri il cui ultimo metro in alto è avvolto da una grossa gabbia ovoidale.
Dal dopoguerra vengono allestiti dei carri allegorici che riproducono scene della vita e dei lavori dei contadini; in essi vengono fissati degli alberelli di pioppo, tagliati di buon ora al mattino della festa, ed ornati con nastri di diversi colori.
Nei Pugnaloni di Allerona sono evidenti gli adattamenti dovuti alla cristianizzazione del rito, in ogni carro infatti è presente la scena del miracolo di S. Isidoro (Isidoro prega mentre un angelo lavora al suo posto). La festa in onore al santo spagnolo (attestato con sicurezza a partire dal 1673, circa un cinquantennio dopo la canonizzazione avvenuta nel 1622) è fissata, com'è noto, al 15 maggio.
S. Isidoro è il santo dei contadini, anzi il santo dei buoni contadini, laboriosi e rispettosi e proprio sotto questo segno il suo culto è stato alacremente diffuso nelle campagne non solo dalla Chiesa ma anche dai proprietari terrieri.



(Allerona. Foto diLuis Gil Pellín)

Il termine Pugnalone si fa derivare dal “pungolo”, unNegrita bastone munito ad una estremità di un puntale di ferro e dall’altra di un raschietto che gli aratori usavano per sollecitare i buoi tardi a muoversi e per pulire l’aratro dalle zolle.
Negli ultimi anni all'esposizione e sfilata dei Pugnaloni ed al relativo corteo storico, con costumi locali della seconda metà dell’800, si accompagnano alcune manifestazioni collaterali quali la rievocazione di antichi mestieri caratteristici del luogo (fabbro, maniscalco, lavorazione del legno, della lana, merletti, prodotti in vimini) che avviene il pomeriggio della domenica negli angoli più caratteristici del centro storico, effettuata da personaggi in costume dell’epoca.
L'introduzione nella festa del corteo storico appare come la rievocazione, la citazione e la rappresentazione della crisi del mondo mezzadrile tradizionale che organizzava in proprio la festa ed al contemporaneo passaggio della sua gestione all’ambiente urbano che, forse anche inconsapevolmente nel tentativo di renderla più appetibile e più fruibile, ha finito di svuotarla del senso conflittuale che possedeva in quanto festa del santo contadino, dei contadini, gestita ed organizzata in proprio dai contadini.


(Allerona. Foto di Luís Gil Pellín)

Un altro aspetto interessante nella festa alleronese è la centralità che vi assume la rappresentazione miniaturizzata della vita e del mondo contadino che viene presentata sui pianali dei diversi carri al cui centro sono issati i Pugnaloni: la costante presenza dell’evento miracoloso di S. Isidoro in ogni allestimento tende anche a destorificare un mondo puntigliosamente documentato in modello ridotto nei fondamentali aspetti della produzione economica e della sussistenza materiale, tende ad affidare alla potenza del sacro gli elementi cardine che permettono alla comunità rurale locale di stare al mondo.
Ma la miniaturizzazione, tipica quella presepiale, permette anche di illustrare e di cogliere nel suo insieme una realtà altrimenti complessa e sfuggente e quindi di manifestarla nella sua dura completezza: non a caso, nel giorno della festa, i carri che salgono dalla campagna sino al borgo, dopo aver sfilato e sostato nella piazzetta antistante la porta principale del paese, vengono dislocati in diversi slarghi presenti entro le mura urbiche, quasi per mettere sotto gli occhi degli altezzosi abitanti del borgo quel mondo del lavoro dei campi da cui traggono il loro benessere.

* a cura di Giancarlo Baronti. Professore Associato di Storia delle Tradizioni Popolari – Università di Perugia.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

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Complimenti (meritatissimi!)
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Priscila Andrade ha detto...

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Anonimo ha detto...

Molto interessante questa festa.
Tiziana

Pilar ha detto...

Bello paese e bellissima tradizione. Mi piacerebbe essere lì per partecipare in questa festa...

Priscila Andrade ha detto...

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