(foto da internet)
Scegliere il nome per i figli è una decisione importante o è una lotteria?
Il compianto Massimo Troisi, nel film Ricomincio da tre, sosteneva che il nome Ugo era molto adatto per un figlio perché, data la brevità dello stesso, il fanciullo sarebbe stato richiamato facilmente dalla madre, mentre invece, il sofisticato Massimiliano era troppo lungo e quindi da evitare.
E ancora Nanni Moretti, nel film Aprile, organizza una sorta di Champions League con la compagna per scegliere il nome del figlio.
Recentemente i tribunali italiani hanno dato il via libera anche ai nomi propri che arrivano da
culture straniere che non prevedono riferimento al sesso.
La Cassazione ha infatti deciso che anche le bambine in Italia potranno chiamarsi Andrea, accogliendo il ricorso di due genitori che erano
stati obbligati dal Tribunale di Pistoia a rettificare il nome della loro figlia in Giulia
Andrea.
Secondo i magistrati di Pistoia il nome "Andrea ha nella tradizione culturale
italiana una valenza esclusivamente maschile, con la conseguenza che, nella
situazione attuale e salvo modifiche future, l'imposizione di questo nome in
via esclusiva viola la legge, in base alla
quale il nome imposto al bambino deve corrispondere al sesso".
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La Cassazione, però, ha rigettato questa
tesi rilevando che "il nome Andrea, anche per la sua peculiarità lessicale, non
può definirsi né ridicolo, né vergognoso, se attribuito ad una persona di sesso
femminile, né potenzialmente produttivo di un'ambiguità nel riconoscimento del
genere della persona cui sia stato imposto, non essendo più riconducibile, in
un contesto culturale ormai non più rigidamente nazionalistico, esclusivamente
al genere maschile".
In proposito la Cassazione ricorda che il nome Andrea ha "natura sessualmente neutra nella maggior parte dei Paesi europei, nonché in
molti Paesi extraeuropei, tra i quali gli Stati Uniti, per limitarsi ad un
ambiente culturale non privo di influenze nel nostro Paese, unita al
riconoscimento del diritto di imporre un nome di provenienza straniera al
proprio figlio minore nei limiti del rispetto della dignità personale".
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