venerdì 19 febbraio 2010

Non dire gatto....

(foto da internet)


Raiuno manda in onda, dal lunedì al sabato, una trasmissione interessante: La prova del cuoco. Si tratta di un programma di gastronomia condotto da Elisa Isoardi, affiancata da Anna Moroni e Beppe Bigazzi; da quest'anno, conta sulla collaborazione del noto cuoco Gianfranco Vissani, giudice in studio delle diverse gare culinarie del programma.
La puntata di mercoledì 10 febbraio ha suscitato un polverone informativo e, a quanto pare, giudiziario, a causa delle opinioni dell'esperto gastronomico Beppe Bigazzi.
Che cosa ha combinato il nostro? Bigazzi ha aperto lo spazio da lui curato -cibi tipici italiani e le tradizioni gastronomiche- con un discorsetto sul Carnevale e ha citato due proverbi toscani legati all'antica usanza di mangiare i gatti (sì, avete letto bene!): Febbraio gattaio e A Berlingaccio (leggi Carnevale) chi non ha ciccia, ammazza il gatto.
Poi ha continuato a parlare degli anni '30 e '40 in Italia; anni in cui, a causa della fame sofferta dalla popolazione, si ricorreva al sacrificio di questi animali domestici (la presentatrice, nel frattempo, si limitava a fare delle smorfie e a cercare di nascondersi dietro una bancarella!). Bigazzi ha affermato di aver mangiato la carne di gatto più volte. E fin qui il suo discorso non faceva una piega: un esperto che parla di ricette antiche -anche se qualcuno avrà sentito un brivido giù per la schiena- in una trasmissione gastronomica dovrebbe essere come andare a sentire un professore di storia che parla di Inquisizione e di roghi in un'aula universitaria.


(foto da internet)

Però Bigazzi è toscano doc -elemento da non sottovalutare- e un certo gusto per la polemica ce l'ha nel sangue. Il nostro ha definito la carne del felino come "carnine bianche" e ha ricordato come si preparava il gatto.
Risultato: è stato sospeso dalla suddetta trasmissione dopo le proteste di Verdi, animalisti e del sottosegretario alla salute Francesca Martini i quali hanno ipotizzato, nei suoi confronti, gli estremi di reato, visto che gli animali d’affezione sono protetti per legge.
La signora Martini ha annunciato che si rivolgerà all’ Autorità Garante e al Direttore generale dell’Azienda affinchè vengano presi provvedimenti severi di fronte a dichiarazioni illecite e lesive nei confronti degli animali.
In Italia, i gatti sono animali d’affezione tutelati dalla legge 281 del 1991 che, nell’art.1 comma 1, recita: "Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente".
Inoltre la Convenzione europea di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia, reca norme particolarmente severe per la loro protezione. La Martini ha aggiunto che a Bigazzi potrebbe venire imputato il delitto di istigazione a delinquere previsto dall’art. 414 del Codice Penale, in quanto l’art. 544-bis dello stesso Codice Penale sancisce che "chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi".
Bigazzi si è difeso ricordando che "negli anni '30 e '40 come tutti gli abitanti della Val d'Arno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c'era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze. Nella puntata di giovedì grasso ho parlato di un proverbio delle mie parti. Evidentemente qualcuno ha voluto capire che ho invitato a mangiare carne di gatto, ma è follia".
I vicentini tirati in ballo, sono, in effetti, chiamati magnagati in Veneto (c'è un vecchio adagio popolare che recita: Veneziani gran signori, Padovani gran dottori, Vicentini magnagati, Veronesi tutti matti) e anche il Folengo, parlando della città veneta, diceva Vicetia plena gatellis.
Per quel che riguarda i genovesi, invece, perché non ricordare la bellisima Creuza de ma di Fabrizio de André in cui un piatto che serve a sfamare le pance è proprio il paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi.
Che ne dite?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

I gatti no, per favore.
Vicente

Anonimo ha detto...

Segnalo un errore di tape: ce l'ha nel sangue.
E' vero che Bigazzi a volte è polemico, ma credo abbia passato il segno. Non credo che si possa equiparare un'aula universitaria con la televisione.
Tiziana.

Anonimo ha detto...

En muchos países orientales se come la carne de gato y de perro, e incluso la de la tortuga. En Corea, los varones comen carne de perro pues creen que ésta mejorará su virilidad.
X.M.

Anonimo ha detto...

Che orrore! Ma tu lo difendi?
Trini

Anonimo ha detto...

In televisioni ci sono cose più peggiori di queste.
Sara

Gianpiero Pelegi ha detto...

Grazie Tiziana, provvedo subito.
Non difendo Bigazzi, dico solo che è stato sollevato un polverone. Se si fosse limitato a parlare dell'usanza (antica, per fortuna) di mangiare i gatti in alcune zone rurali dell'Italia, il suo discorso -nell'ambito della trasmissione e del periodo in cui è andata in onda- poteva andare.

Anonimo ha detto...

Nella televisione italiana si sono viste cose peggiori. Ogni giorno bisognerebbe chiudere un programma o espellere qualcuno. Forse Bigazzi ha esagerato, ma bisogna tener conto che è un esperto nella materia e che ha parlato di un piatto, può piacere o no, che davvero esisteva negli anni di fame.
Giuseppe