lunedì 22 febbraio 2010

Il lavoro che fa male


(foto da internet)



Ormai lontana è la problematica della canzone di Adriano Celentano degli anni 70: Chi non lavora non fa l'amore. Infatti, i problemi sul lavoro nel tecnologico 2010 son ben altri!















Sfogliando i giornali abbiamo scoperto che sono quattro milioni gli italiani che si ammalano o soffrono per colpa del lavoro.
L’immagine di un Paese di lavoratori sofferenti arriva dall'Istituto per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl) nel rapporto presentato in occasione della XI Giornata nazionale di informazione sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro.


(foto da internet)



Un gran numero di italiani si sentono inadeguati, soffrono di ansia e di depressione, e non solo!

Ma da dove vengono tanti disturbi pschici? Sembra che nascano dalla percezione di essere stressati, di non reggere ritmi sempre più veloci, di essere sottovalutati o di non essere all’altezza dell’incarico svolto. E sbaglia chi pensa che tutto dipenda dall’avere o meno un posto fisso o un contratto a tempo indeterminato.
Certo, la precarietà conta molto, ma tra i "nuovi malati" c’è anche chi non fa carriera, chi si ritiene vittima di soprusi da parte del datore di lavoro, chi si sente mobbizzato dai colleghi e chi è costretto a svolgere una mansione diversa da quella che sperava, sia per capacità che per titoli.
«Il ritmo di lavoro è stressante, siamo nella società dei turni di 24 ore – spiega Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di medicina del lavoro dell’Ispesl – e a rimetterci è la salute mentale; questo fenomeno ormai rappresenta un’emergenza sociale. Basti pensare che una persona su quattro attraversa, almeno una volta nella vita, un episodio di depressione importante, che richiederebbe l’intervento del medico».


Sarà il caso di sposare la filosofia di Alberto Sordi in I Vitelloni:













Infatti, le classi di età più esposte al rischio di sofferenze di natura psicologica risultano essere quelle centrali (35-44 anni). «I problemi psicologici vanno letti anche in termini di denaro – aggiunge Iavicoli –. Dallo stress infatti deriva l’assenteismo che in tutta l'Unione europea ha un costo sociale che si aggira intorno ai 20 miliardi di euro».
La depressione e lo stress non sono le uniche patologie. Ci sono gli attacchi di panico, le fobie e l’ansia.
Ma cosa succede a chi si trova a soffrire per colpa del lavoro? Meglio una vacanza e Bum Bum:



3 commenti:

Anonimo ha detto...

fa male male lavorare.
vicente

Anonimo ha detto...

Diritto all'ozio per tutti.

Anonimo ha detto...

E' duro lavorare, ma è peggio stare senza.
Sara