lunedì 2 novembre 2009

Le case container

(foto da internet)


In Italia, si sa, l'argomento "casa" è di grande attualità, e non c'è alcun dubbio che la questione abitativa sia fra i temi «caldi» dell'agenda politica, indipendentemente dal colore del governo. Il mercato delle costruzioni, nell'ultimo decennio, ha realizzato quasi esclusivamente alloggi destinati alla vendita. Da una parte l'accesso ai mutui ha rappresentato un investimento vantaggioso rispetto alla spesa per gli affitti, dall'altra il progressivo ritiro del settore pubblico dagli investimenti immobiliari ai fini sociali, aggiunto alla bolla speculativa del mercato immobiliare, hanno contribuito ad allargare l'area del disagio, sbarrando o rendendo impervio l'accesso alla casa a vaste categorie di persone (giovani, pensionati, famiglie monoparentali, etc.).




Ripensare l'edilizia sociale non è solo un'esigenza quantitativa: il social housing nasce come tentativo di ampliare, qualificandola, l'offerta degli alloggi in affitto (e in misura minore anche in vendita) mettendo a disposizione nuove unità abitative a favore di quelle persone che, escluse per ragioni di reddito dall'accesso all'edilizia residenziale pubblica, non sono tuttavia in grado di sostenere i costi del libero mercato. È una modalità d'intervento in cui gli aspetti immobiliari vengono studiati in funzione dei contenuti sociali. Il contenuto sociale è prevalentemente rappresentato dall'accesso a una casa dignitosa per coloro che non riescono a sostenere i prezzi di mercato, ma esiste anche uno spiccato interesse per la qualità del vivere, giacché propone un'integrazione di politiche e di soggetti capaci di aumentare l'«offerta sociale» e la coesione con conseguenze sullo spazio urbano.
La domanda abitativa sociale è, così, oggigiorno più articolata che in passato e comprende principalmente due aree: le famiglie o persone socialmente integrate che, però, trovano difficoltà ad accedere al mercato dell'affitto e le persone che vivono in condizioni di emarginazione ed esclusione sociali.
Perciò Milano, con un piano alquanto radicale per sviluppare nei prossimi 15 anni 20mila case a prezzi contenuti, guarda gli esempi di alcuni paesi europei, come l'Olanda, dove designer e architetti progettano forme innovative di abitazione low cost, spesso in chiave ambientalista.


(foto da http://www.repubblica.it/)



Sono le case container, ma con le strutture di emergenza che sorgono dopo un terremoto o nei campi nomadi hanno poco a che fare. In realtà si vuole rilanciare, in una città dove i prezzi delle case sono proibitivi, un mercato di abitazioni accessibili che possano attrarre giovani e nuove coppie.
Sono case per studenti fuori sede e lavoratori che hanno bisogno di alloggi per brevi periodi, ma anche per casi sociali come gli homeless. Come spiega l’assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli, «abbiamo bisogno di utilizzare gli spazi anche in modo temporaneo, cercando soluzioni flessibili e di qualità per dare risposte a esigenze innumerevoli che cambiano». Le case container potranno sorgere su aree in attesa di una trasformazione urbanistica come gli scali ferroviari e le caserme o su terreni abbandonati «rendendo anche più sicuro il territorio».
In generale, la formula prevederà strumenti diversi: dagli appartamenti da acquistare a 1.700-1.900 euro al metro quadrato o da affittare a 350 euro agli studentati universitari, dagli alberghi low cost per attrarre anche i ragazzi che viaggiano con lo zaino sulla spalla, fino alle “residenze a riscatto” a esperienze come il cohousing o, appunto, le case container.

Ma, allora, cosa ne è stato delle case popolari?



4 commenti:

Anonimo ha detto...

Queste case sono orribili
Vicente

Anonimo ha detto...

Quella casa giallastra pare un cesso'ngop'na montagna...

Bibiana ha detto...

Veramente la situazione è mala, e queste case non me piaciono, ma sono una buona soluzione per gli studenti, le persone con pochi soldi. Magari alla Spagna qualcuno cercara una soluzione simile.

Mr.Fox ha detto...

In Francia hanno dato agli studenti alloggi fatti con i container, a prezzi molto bassi, e in Inghilterra ci sono un paio di hotel fatti con i container (sempre meglio dei loculi giapponesi!!!).
Bisogna superare le riserve mentali... è meglio una mini stanza a 400 euro o una casa container allo stesso prezzo? E poi penso alle vittime dei terremoti, Abruzzo, Haiti...
Cmq non tutte sono brutte. Ho trovato una foto di un albergo container nero a pois fucsia, era carino! Poi ne ho vista un'altra che sembrava quasi di design, molto curata.. peccato che non trovo più i link, solo questo: sembra un container?
Secondo me no :P