venerdì 4 maggio 2018

I 70 anni di Ladri di biciclette




(foto da internet)

Ladri di biciclette, uno dei film simbolo del Neorealismo, compie 70 anni. La pellicola viene restituita al suo splendore originario grazie all’opera di restauro del laboratorio L’immagine ritrovata della Cineteca di Bologna. La nuova edizione sarà presentata nella sezione Classici del Festival di Cannes (vedi trailer>>). 
Il capolavoro di Vittorio De Sica venne girato interamente con attori non professionisti e vinse l’Oscar, nel 1950, come migliore opera straniera. Scritto da Cesare Zavattini e dallo stesso De Sica, tratto dall'omonimo romanzo di Luigi Bartolini, divenne un punto di riferimento del cinema italiano di quegli anni e riscosse l’ammirazione di generazioni di cineasti in tutto il mondo. 
Il regista spiegò che volle rintracciare nel film il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccolissima cronaca. Nella vita cittadina –secondo De Sica- la perdita di una bicicletta poteva essere un avvenimento importante, tragico e addirittura catastrofico.




(foto da internet)

Il film è ambientato a Roma, pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Antonio Ricci, disoccupato, vive in un quartiere periferico con la moglie Maria, il figlio Bruno e una figlia neonata. Finalmente trova lavoro come attacchino municipale, impiego per il quale è necessaria una bicicletta, che Antonio e Maria riescono a riscattare dal monte di pietà. Ma già il primo giorno di lavoro la bicicletta di Antonio viene rubata. Avvilito, l'uomo chiede consiglio a Baiocco, un netturbino che gli promette di aiutarlo. Il giorno seguente Antonio, insieme a Bruno, Baiocco e altri spazzini, inizia a cercare nei mercati romani dove i ladri vendono la refurtiva. 
La ricerca è infruttuosa; Antonio e il bambino rimangono soli a Porta Portese, sotto un violento nubifragio. Antonio intravvede il ladro in sella alla sua bicicletta e si lancia all'inseguimento, ma il ragazzo si dilegua. Ormai disperato, Antonio decide di rivolgersi a una veggente: l'incontro è inutile, ma uscendo dalla casa della santona di nuovo Antonio e Bruno si imbattono nel ladro e lo inseguono sino a casa sua, dove vengono accerchiati dalla folla ostile dei vicini. Bruno chiama un carabiniere, che però, senza prove, dichiara di non poter far nulla. Antonio e Bruno se ne vanno umiliati e, dopo un lungo pellegrinare, finiscono di fronte allo stadio, dove si sta disputando una partita. 



(foto da internet)

Antonio ruba una delle tante biciclette dei tifosi e scappa, ma viene subito acciuffato dal proprietario e da alcuni passanti: questi vorrebbero denunciarlo, ma, di fronte al pianto del piccolo Bruno, il proprietario decide di lasciar perdere. Padre e figlio si incamminano verso casa, mischiandosi alla folla.
Il film rappresenta, sotto molti aspetti, il centro ideale del Neorealismo; possiede, infatti, tutte le caratteristiche di fondo del movimento: ambienti reali, attori non professionisti, una vicenda drammatica sulla durezza della vita quotidiana delle classi popolari, nonché una sorta di radiografia dell'Italia del Dopoguerra,  un paese violentemente spaccato in due, tra il Fronte democratico popolare e la Democrazia cristiana. 
De Sica scelse una serie di situazioni e personaggi rappresentativi del clima sociopolitico dell'epoca: la stazione di polizia, con il reparto che parte alla volta di un comizio, la riunione della cellula sindacale, le dame di carità che offrono un pasto ai poveri, ma solo dopo che questi hanno ascoltato la messa, i ricchi del tavolo accanto nella trattoria, il cui banchetto, innaffiato dallo spumante, lascia esterrefatti Antonio e Bruno. 



(foto da internet)

E anche attraverso la ricerca della bicicletta emerge uno spaccato ricchissimo della vita nel dopoguerra, con i suoi drammi e suoi piccoli eroismi, tra i segni del conflitto da poco terminato e i segnali di una rinascita che sta per arrivare. 
La vicenda di Antonio è tanto più tragica, quanto più il personaggio sembra essere incapace di far parte di quel miracolo italiano che sta per avere luogo.
Va ricordato che il film non fu accolto molto bene dal pubblico di Roma che, dopo la proiezione al cinema Metropolitan, reclamò la restituzione del prezzo del biglietto! 
Tutt'altra fu l'accoglienza a Parigi, con la presenza di circa tremila personaggi della cultura internazionale. Entusiasta e commosso, René Clair abbracciò al termine della proiezione De Sica. Il film fu salutato con particolare entusiasmo da André Bazin, padre spirituale della Nouvelle vague, secondo il quale Ladri di biciclette rappresenta un modello di cinema senza cinema, capace di far passare la realtà sullo schermo senza mediazioni. 

Buon compleanno!


Nessun commento: