venerdì 2 maggio 2014

Pel di carota (a Rafa e Irene)



(foto da internet)

Chiamasi rutilismo la caratteristica delle persone che hanno peli e capelli rossi o castano ramato.  Il numero di persone dai capelli rossi naturali risulta in forte calo, a causa del carattere recessivo del gene che li codifica. Il colore rosso dei capelli è dato dalla melanina. Gli scienziati temono però i rossi si estingueranno entro il 2100. 
Il capello rosso compare, in singoli casi, in tutte le popolazioni della terra. Esso è più diffuso in Europa, dove le percentuali possono raggiungere valori relativamente elevati (Italia 0,58%, Svizzera 0,5%–1,5%, Baviera 3%, Scozia 5,4%, Svezia 2,3%). 
Esiste ancora una superstizione, forse di origine romana, secondo cui i rossi portano sfortuna; si dice che in questo caso per non ricevere cattiva sorte bisogna toccare un bottone. Per questa superstizione, nelle epoche passate, molti rossi sono stati ripudiati o addirittura assassinati. 



(foto da internet)

A Breda, in Olanda, si tiene da quattro anni un incontro di rossi, i Redhead Days, provenienti da ben 36 nazioni. All'evento sono ammessi tutti i toni, dall’arancio al carota al rosso scuro di ogni sesso, provenienza ed età, basta che il colore sia naturale. Per due giorni vengono organizzati incontri scientifici, dibattiti e mostre sul tema. 
In un tavola rotonda i rossi hanno denunciato che, ancor oggi, e fin da adolescenti, devono sopportare gli sberleffi pesanti dei coetanei. Le perle con cui vengono designati: testa di sugo, faroruggine, carota...
Fin dal Medioevo, le persone dalla chioma rossa sono state al centro di pregiudizi e dicerie. Si dice: rosso come la sfortuna, rosso come la stregoneria, rosso come il diavolo, come la malvagità… 
In italiano si dice: rosso malpelo schizza veleno, in veneto: "el più bon dei rossi l'ha copà so pare" (il più buono dei rossi ha ucciso suo padre), in Toscana "di pelo rosso non son boni nemmeno i maiali", in piemontese "paj ross, marìa lana" (pelo rosso, cattiva lana), e in Inghilterra i rossi vengono chiamati con disprezzo ginger...




(foto da internet)

Nel mondo letterario non mancano esempi di rossi famosi: Giovanni Verga,  l'esponente di spicco del Verismo, scrisse una novella intitolata Rosso Malpelo in cui il protagonista è un ragazzo dai capelli rossi condannato dai pregiudizi della gente per il colore dei suoi capelli: "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone...". 
E in Francia, nel 1894, Jules Renard (rosso di capelli anch'egli) scrisse Pel di carota il cui protagonista, François Lepic, è un ragazzino introverso soprannominato, appunto, Pel di carota per il rutilismo, angariato in casa da una madre arida che non lo ama e vessato dal fratello maggiore e dalla sorella. 
In musica, Vivaldi fu conosciuto come il prete rosso a causa della chioma fulva. E qualche secolo dopo, la mitica Rita Pavone, anche lei rossa di capelli, lanciò, nel 1963, una canzone intitolata Pel di carota (era, allora, il suo soprannome), che diceva (giustamente): Che m'importa se sono pelo di carota/ Meglio aver la testa rossa/ Che la testa tutta vuota...





(foto da internet)

Nel cinema, e in tv, fra i rossi famosi vi sono la stravagante Pippi Calzelunghe, la sensuale Jessica Rabbit, la principessa scozzese Merida, di Ribelle (Brave), con un’incredibile chioma di riccioli rossi. 
E per finire la celeberrima Rita Hayworth, la quale, con Put the blame on Mame, nell'indimenticabile bianco e nero di Gilda, e in un (casto) spogliarello, creò la figura della testa rossa fatale al cinema...
Recentemente, la fotografa italiana Marina Rosso (nome omen) ha deciso di preservare  e immortalare la bellezza di questo gene. 
A tavolino ha articolato il suo lavoro su varie categorie differenti, che legano, in modo unico, il gene del capello rosso a cinque tratti fisici: corporatura, altezza, colore degli occhi, tipologia di capello e genere. 





(foto da internet)

La fotografa si è messa in viaggio per l'Europa alla ricerca di uomini e donne che impersonassero le sue categorie. È riuscita a trovarne e a immortalarne 47 su 48. 
Dal suo lavoro è nato un interessante album fotografico che viene esposto, dal 16 aprile al 3 giugno, a Milano, presso il museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
Il titolo della mostra è The beautiful gene
Un piccolo e doveroso riconoscimento per le chiome fulve! 

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