venerdì 18 dicembre 2009

Ezio Vendrame: i calci alle virgole


(foto da internet)

Negli anni settanta giocavo a calcio in una squadretta amatoriale. Seguivo, con particolare interesse (come i ragazzi di oggi seguono Messi), un giocatore sgraziato e geniale: Ezio Vendrame, una specie di Kempes, o di Best, all'italiana. Colpiva il suo aspetto da hippie, i capelli lunghi, la barba e il suo spiccato anticonformismo.
Era dotato di una tecnica sopraffina e dimostrava, sul campo di calcio, quel che era nella vita: un genio sregolato, uno che andava contro corrente. Più poeta che mezz'ala, Vendrame era capace di fare un tunnel a Gianni Rivera e di chiedergli scusa. Ha dichiarato più volte che amava il calcio ma non amava fare il calciatore: si sentiva imprigionato, risucchiato dal vortice del campionato, dai soldi e dall'ambiente. Lo soprannominarono il nuovo Sivori, perché al posto dei piedi aveva due guanti.
Eppure ci si ricorda di Vendrame solo per i suoi gesti da clown e specialmente per quel suo modo di saltare a piedi uniti sul pallone, a centrocampo, e scrutare l'orizzonte ponendo la mano contro la fronte, quasi a conferma di essere davvero una spanna al di sopra degli altri e di voler guardare il mondo dall'alto. O ancora quando si soffiò il naso nella bandierina del corner perché non aveva il fazzoletto e, subito dopo, segnare un gol impossibile dall'angolo.
La più famosa delle sue follie la fece quando militava nel Padova: in una partita combinata contro la Cremonese, Vendrame prese il pallone e puntò verso la propria porta. I compagni spaventati cercarono di togliergli la sfera, ma non ci fu verso. Quando si trovò a tu per tu con il proprio portiere, finse di calciare in porta e stoppò la palla con il piede. Lo stadio tirò un sospiro di sollievo, ma a fine partita si seppe che un tifoso era morto d'infarto dallo spavento.



(foto da internet)

Nel 1975 conobbe il poeta Piero Ciampi
e la sua vita cambiò. Iniziò a scrivere testi poetici e, da allora, ha pubblicato undici libri, tra i quali segnaliamo Un farabutto esistere (1999), Se mi mandi in tribuna godo (2002) e la raccolta di versi Le cose della vita (2202).
I suoi versi sono intrisi del male di vivere, di solitudine, di consapevolezza dell'assurdità della condizione umana.
Da Le cose della vita, abbiamo tratto due poesie:

Per non vivere
maledettamente solo,
mi disabitai
della necessità
degli altri


Pregiati
pezzi di me
persi per strada.
E' lutto
per quello
che fui


Attualmente Ezio Vendrame vive a San Giovanni di Casarsa e allena i ragazzi della Sanvitese.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Particolare la sua traiettoria.
Sembra molto pessimista ma anche vitalista...
Ha un accento peculiare, è proprio d'una zona?

Nel link di Piero Ciampi mi esce di nuovo il post ¡!¿?, saranno gli spiritelli del computer?

Pilar P.

Anonimo ha detto...

Eravate voi, i dadi truccati
con cui la vita mi vinse?

(Vendrame)

Tiziana

Gianpiero Pelegi ha detto...

Grazie Pilar. Ora il link funziona.
Vendrame è friulano.