(foto da internet)
Un tempo era la solita camera d’albergo, oggi si può scegliere tra case private, tende di lusso, agriturismi immersi nella natura. Una volta si prenotava con larghissimo anticipo (e si sborsavano milioni per un volo), oggi viaggiare è semplice e low cost. Nell’800 c’erano i bauli, ora c’è il trolley che ci segue in autonomia e le tante applicazioni che possono essere utili.
Gli statunitensi sono stati i primi a potersi permettere il viaggio all’estero, negli Anni 60 è arrivato il turno degli europei, poi ancora dei canadesi, giapponesi, australiani e infine, dagli anni ’80 in poi delle minoranze abbienti dell’India, del Brasile, del Messico, del Sudafrica. Attualmente più di un miliardo di persone si sposta fuori dai propri paesi. Per questo mercoledì scorso si è celebrata la Giornata mondiale del turismo (World Tourism Day), ricorrenza internazionale celebrata il 27 settembre di ogni anno. È stata così designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 1979. Il 38esimo anniversario (1980 – 2017) della Giornata, quest’anno, è commemorato in Qatar, con il tema “Il turismo sostenibile come strumento di sviluppo”.
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Se l’Europa è, come sempre, il luogo più visitato dalla metà dei viaggiatori (si stimano circa 616 milioni di persone che hanno speso più di 400 miliardi di dollari, circa il 37 per cento del giro d’affari globale), il 2016 ha visto il Sud-Est asiatico incrementare più di tutti gli altri il numero di turisti. Corea del Sud, Giappone, Vietnam, India e Nepal sono stati i luoghi più ambiti, ma il vero exploit è della Thailandia: non solo ha visto aumentare il numero degli arrivi, ma anche il giro di affari, ormai giunto a sfiorare i 50 miliardi di dollari (una cifra che ricopre un peso sempre più importante nel Pil dell’ex Siam). Messico, Cile, Colombia, Uruguay e Perù, pur non raggiungendo i numeri del Brasile, sono stati in cima alle scelte di chi ha trascorso le vacanze in Sud America.
Anche il continente africano è tornato a essere una meta ricercata, dopo due anni in cui l’instabilità politica e la paura del terrorismo avevano convinto molti viaggiatori a cambiare meta. E così, l’appeal di luoghi da favola come i Paesi Sub-Sahariani, i grandi arcipelaghi dell’Oceano indiano e il Sudafrica ha attirato, di nuovo, tantissime persone nell’ultimo anno, dando un grande aiuto alle economie di questa regione cronicamente depressa.
Numeri positivi anche in Medio Oriente, con Oman e Libano che sono in testa alla classifica degli arrivi. L’unico stato che non ha beneficiato di questo trend è, ancora una volta, l’Egitto: il numero di chi ha scelto la barriera corallina del Mar Rosso o un tuffo nella storia tra le Piramidi di Giza è diminuito del 42 per cento soprattutto perché molti Stati lo sconsigliano ai propri cittadini per ragioni di sicurezza dopo gli attentati che hanno preso di mira i turisti. Un problema non solo egiziano, ma che ha coinvolto, per esempio, anche il Belgio, dove le presenze sono diminuite del 10 per cento.
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In passato il viaggio era più “lento”: dagli spostamenti alle abitudini i ritmi erano contenuti. Ma forse, proprio perché sporadico e “laborioso”, i viaggiatori riuscivano a goderselo di più e a non dare per scontati arrivi e partenze. Il viaggio era un’esperienza di nicchia o da fare una volta nella vita: viaggiare oltre confine era davvero sinonimo di un livello sociale elevato. O era qualcosa che ci si poteva permettere poche volte nella vita. Oggi il web rende i luoghi più vicini e il mondo sempre più interconnesso annulla le distanze tra persone, imprese e culture. L’aereo è diventato un mezzo di trasporto diffuso, quasi quanto automobile e treno.
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Secondo il report dell’UNWTO sono sempre di più le persone che si sono messe in viaggio nel 2016. Da sette anni il dato è in costante crescita e se la meta più visitata in assoluto è, ancora una volta, la Francia con quasi 83 milioni di turisti, l’Italia si colloca al quinto posto con poco più di 52 milioni, preceduta solo da Stati Uniti, Spagna e Cina. Tra le prime dieci destinazioni non ci sono paesi africani e solo la Thailandia tra quelli asiatici, eppure l’agenzia delle Nazioni Unite, ha stimato che da qui al 2030 saranno proprio le economie emergenti (dal Medio Oriente al Pacifico fino al Sud America) le scelte preferite di chi si sposta per piacere o per lavoro a scapito della cara e Vecchia Europa e del Nord America.
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