martedì 12 dicembre 2017

Il pizzaiolo napoletano patrimonio dell'Umanità

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(foto da internet)

Vi ricordate quando Mac Donald, sponsor della Expo 2015, prese in giro la pizza in una pubblicità? ebebne adesso è la pizza che si beffa del colosso del fast food. Infatti fare il pizzaiuolo è un’arte e ora questo antico mestiere è riconosciuto patrimonio dell’umanità.  Il via libera è arrivato nello scorso 6 dicembre dal consiglio dell'Unesco riunito a Jeju, nella Corea del Sud. Ed è stato voto unanime del Comitato di governo dell'Unesco per l'unica candidatura italiana. 

"Congratulazioni Italia", ha twittato l'Unesco annunciando l'inserimento dell'arte del pizzaiuolo napoletano nella "rappresentativa lista dei patrimoni culturali intangibili dell'umanità”.
Per l'Unesco, si legge nella decisione finale, "il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l'impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale.I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da ‘palcoscenico’ durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un'atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale".

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(foto da internet)

L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato così il lungo lavoro del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania, superando i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea. 

Subito dopo la proclamazione, in sala è scoppiato un lungo e fragoroso applauso che ha festeggiato il successo italiano a lungo atteso, e molti dei delegati presenti come amuleto avevano nella lunga notte del negoziato finale stretto in mano un cornetto napoletano porta fortuna, rosso come tradizione impone.

Congratulazioni sono arrivate dal sindaco Luigi de Magistris: "Riconoscimento storico: grazie ai pizzaioli napoletani, che vivono ed operano a Napoli e in tutto il mondo, grazie a tutti quelli che hanno firmato per questa petizione. È il segno della potenza di Napoli attraverso la sua arte, la sua cultura, le sue tradizioni, le sue radici,la sua creatività, la sua fantasia. Una grande vittoria per Napoli e per la pizza napoletana”.

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(foto da internet)


Pizza gratis per tutti per celebrare e festeggiare con centinaia di pizzaioli, tutti coloro che hanno contribuito al successo e i forni della più celebre e grande manifestazione dedicata alla pizza napoletana. L'appuntamento è per giovedì domani 14 dicembre a partire dalle 11, su iniziativa del Napoli Pizza Village.


Al Casamento Torre nel Real Bosco di Capodimonte è ancora attivo il forno di campagna dove fu cotta la prima pizza margherita. Qui, nell’estate del 1889 il pizzaiolo Raffaele Esposito della pizzeria Brandi preparò le diverse pizze per la Regina Margherita di Savoia: Mastu Nicola bianca con strutto, basilico, pecorino e pepe; pomodoro, alici, aglio, origano e olio; pomodoro, mozzarella, basilico, olio e pecorino; calzone  fritto con ricotta e cicoli secondo la tradizione dell’Ottocento. La regina preferì quella con la mozzarella e il pomodoro che, in suo onore, fu chiamata margherita.



Un sito storico da valorizzare, secondo il direttore del Museo di Capodimonte, Sylvain Bellenger, che entro un mese aprirà le porte del Giardino Torre del Bosco di Capodimonte grazie a un bando europeo che coinvolgerà, a rotazione, i pizzaioli napoletani.

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