mercoledì 7 dicembre 2016

Marketing e sociologia casalinghi

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(foto da internet)

I professionisti della pubblicità sbarcano a Voghera. Dalla casalinga. Era giusto mezzo secolo fa che si iniziò a parlare della casalinga di Voghera: quando la Rai faceva indagini sulla comprensione dei fatti di cronaca, proprio questa categoria sociale di questa cittadina del Pavese risultava quella in fondo alla classifica. Insomma, capiva poco di tutto. E da allora, complice Alberto Arbasino che riprese l'espressione nei suoi articoli, la casalinga di Voghera è diventato il simbolo della persona qualsiasi, dell'uomo (cioè donna) della strada. Per questo l'agenzia di comunicazione milanese Le Balene ha deciso di farsi ospitare da una casalinga di Voghera per una settimana, lavorando a casa sua, "per stare a contatto con le persone vere, che secondo noi la pubblicità ignora sempre di più, preferendo parlare a se stessa"

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(foto da internet)


Da colazione al dopocena i pubblicitari hanno lavorato nel tinello-studio della signora Michela, ricevendo i clienti (hanno debuttato una azienda di energia e un sito di annunci immobiliari) e discutendo con loro come sempre strategie di comunicazione e di pubblicità, ma con Michela e gli altri pronti a partecipare e dare consigli e pareri. "I clienti le hanno chiesto più volte se quello di cui parlavamo fosse comprensibile e convincente, in fondo è a lei che ci rivolgiamo e si sono molto divertiti. Certo, ha un effetto straniante parlare qui, con la stufa a pellet e i peluche della figia, anziché in un ufficio come sempre. Ma forse per questo ho notato più concretezza in tutti noi".

Casalinga di Voghera 2.0, i creativi portano l'ufficio nel tinello: "E lì testiamo il marketing" 
(foto da www.repubblica.it)

La scelta della famiglia è avvenuta in modo originale: uno dei creativi è andato al mercato di Voghera vestito da uomo sandwich, con un cartellone che diceva "Pòrtat a cà tri fiulòt d'la reclàm", ovvero "Portati a casa tre ragazzi della pubblicità" nel dialetto locale. Molte casalinghe si sono avvicinate curiose e sono iniziati i casting, pardon i colloqui. "Ne abbiamo selezionate 7/8 e abbiamo approfondito il discorso. Michela ci ha convinto per il suo entusiasmo e la voglia di vivere con noi per qualche giorno. Perché non ci limitiamo al lavoro: con lei parliamo, mangiamo, e tra l'altro è pure una grande cuoca, passeggiamo, andiamo al mercato con lei. Chi meglio di una persona così potrà farci capire cosa si aspettano oggi gli italiani da un prodotto o da una campagna pubblicitaria? La vita vissuta è sempre più sincera rispetto a quella prodotta da una ricerca di laboratorio".
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(foto da internet)

L'obiettivo era far interagire quattro aziende (Philips, Sorgenia, Casa.it e Action Aid) con una famiglia-tipo italiana per favorire uno scambio di idee diretto e senza filtri. Così il soggiorno di Michela si è trasformato in una sala riunioni e le campagne pubblicitarie sono nate sul divano e in cucina, con dirette streaming dal bagno per testare gli elettrodomestici e organizzare le pulizie di casa. Un esperimento di mobile working che si è concluso con 24 ore di lavoro no stop in cui i pubblicitari hanno presentato ai quattro brand i progetti realizzati nel corso della settimana.

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