mercoledì 27 aprile 2016

La birra artigianale italiana

(foto da internet)

Pizza, pasta e mozzarella restano insuperabili. Ma da qualche anno l’Italia è diventata leader in Europa con un’altra eccellenza alimentare: la birra. Sembra strano, ma tedeschi e inglesi sono quelli che apprezzano di più. A una condizione: niente produzione industriale, ma rigorosamente artigianale. Il business, anche se ancora in processo, ha già raggiunto il dieci per cento di un mercato storico come quello del vino. «L’enologia assicura ogni anno un giro d’affari di circa cinque miliardi, possiamo dire che la birra raggiunge più o meno quota cinquecento milioni – spiega Angelo Sanna, un sardo che fa arrivare a Londra le migliori produzioni italiane – Le regioni che si sono conquistate le fette di mercato più ampie sono il Veneto e il Piemonte, poi c’è la nostra isola. Il leader nazionale è Teo Musso: ha iniziato nel 1977 in provincia di Cuneo e ora vende in tutto il mondo».


(foto da internet)

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Sembra strano, ma la Sardegna da bere è nota nel mondo non solo per il cannonau. La birra dell’isola frutta già fatturati apprezzabili ed è arrivata molto lontano. In Australia, per esempio, la servono in un locale specializzato e molto ben frequentato. Esportazioni a parte, anche il consumo da queste parti è da record: ogni sardo, bambini e anziani compresi, beve 61,7 litri all’anno. Quasi il doppio rispetto alla media nazionale, che non supera i 30 litri a testa. Affari e passione vanni di pari passo e la bionda in questi giorni si è meritata una grande festa, nello scenario incantevole del centro storico di Bosa. Le produzioni artigianali della Sardegna ottengono premi e richiamano l’attenzione di super esperti come Rod Jones, “Somellier of the Year” dell’Accademia inglese della birra. « In questo momento l’Italia è leader in Europa nel settore dei microbirrifici. La tradizione di qualità italiana, già messa nel vino, viene fuori anche nella produzione di birra. Viene premiato l’impegno dei produttori. Nel mondo del bere è in atto una vera rivoluzione che parte dal basso, con il consumatore che sempre più chiede un prodotto artigianale e nel contempo rifiuta il prodotto industriale».


Le industrie l’hanno capito e ora tentano di cavalcare l’onda, rilevando i piccoli stabilimenti per continuare ad avere il controllo del mercato. «Per far crescere il nostro giro d’affari dobbiamo puntare a usare il nostro grano e produrre il nostro luppolo e il nostro malto – dice Angelo Sanna – La birra, tra l’altro, può essere anche un’attrazione e il Beer Fest di Bosa è la prova dell’interesse che ci cresce intorno. In Germania e Belgio ci sono due città che basano la loro economia sul turismo della birra. Noi dobbiamo far crescere la produzione per potenziare l’esportazione. Da noi non c’è una grande tradizione, ma il nostro prodotto è apprezzato. Forse un italiano non mangerebbe la pizza in America, ma tedeschi, inglesi e irlandesi amano molto la birra italiana»

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