mercoledì 3 febbraio 2016

Il global Made in Italy


Il
(foto da internet)
Il caso Pininfarina mette il dito nella piaga e torna ad aprire il capitolo dei grandi marchi italiani passati all'estero, che negli ultimi anni è stato aggiornato con nomi quali Krizia, Lamborghini, Ducati (gruppo Volkswagen) e in tempi recenti, anche da piccole case ex-artigianali come la gelateria Grom. Per non citare il cemento bergamasco dei Pesenti, Italcementi, passato ai tedeschi o Pirelli che è controllata ormai dai cinesi. Tutti episodi che hanno risollevato il vespaio di chi ritiene che l'Italia stia perdendo competitività e know how, contro coloro che sostengono la globalizzazione dei capitali senza bandiere nazionali e passaporti, come ha sostenuto lo stesso presidente di Pininfarina.


Ovviamente i settori che fanno più gola agli investitori stranieri sono quelli che maggiormente caratterizzano il Made in Italy. Moda e alimentare, dunque, non possono che recitare la parte del leone. Stando ai dati circa 130 importanti marchi n un vent'ennio hanno cambiato le proprietà. 
(foto da internet)

Le altre grandi multinazionali sono iperattive nel Belpaese. La gelateria Grom è stata l'ultima di una lunga serie di marchi acquisiti da colossi stranieri, nel caso specifico dal colosso Unileverdal 1974 la multinazionale anglo-olandese ha iniziato lo shopping con la Algida, fondata a Roma nel 1945 da Italo Barbiani. Poi ci sono la Kratf, la Nestlé


(foto da internet)

Nella moda prima della cessione di Krizia era toccato ad altri grandi nomi, come Valentino passato al Qatar o Loro Piana all'americana Haworth. Ma i leader indiscussi delle scorribande sono due: Kering, di Francois Pinault, e Lvmh
(foto da internet)


E la Zanussi, e la Saeco,  e il  49% di Alitalia è da circa un anno nelle mani della compagnia degli Emirati Etihad. Adesso è il momento di Meridiana

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