venerdì 6 novembre 2015

Di case, di buche, di ponti ... (del diavolo)



 (foto da internet)

Nella terra dei santi e degli eroi non poteva mancare il nemico per eccellenza: il diavolo, mito assai diffuso un po' in tutta la penisola.
L'immagine del demonio per le plebi della tarda antichità si modellò sull'effigie tradamandata dagli scrittori medievali di un essere con le corna che spuntano dalla fronte, la coda, il petto villoso, i piedi di capra, irsuto e con gli occhi di fuoco. Più tardi la chiesa volle identificare la donna come strumento privilegiato delle manifestazioni tangibili del diavolo.
L'iconografia è sempre la stessa:  un essere (uomo o donna che sia) semiumano, con corna, pelo, coda, ali, zampe caprine e puzzo di zolfo. 
Nel mondo contadino, il demonio rappresentò la proiezione di mali concreti: tempeste, fame, siccità, distruzione del raccolto, morte. 


 (foto da internet)

E' il diavolo ad interrompere un ciclo positivo: lo svolgersi del lavoro nei campi, la buona raccolta, ecc.
Il diavolo ha anche il potere del malocchio: un solo sguardo basta a colpire uomini, piante e animali fino a condurli a morte sicura. Vive, e convive, nelle streghe, e in tutti coloro i quali hanno costituito un patto con lui. 
Il demonio può assumere forme differenti. Può trasformarsi in gatto nero, in gufo, in civetta, in serpente, in rospo; e ancora in donne bellissime..
La sua abilità nel camuffarsi non è mai assoluta. Uno dei suoi attributi classici finisce sempre per spuntare da qualche parte ed essere individuato. Quando ciò accade, per proteggersi, bisogna farsi il segno della croce e pronunciare l'invocazione Gesù, Giuseppe e Maria capace di allontanarlo e di respingerlo all'inferno.



 (foto da internet)

La sua dimora principale è nello sprofondo della terra, nell'inferno, tra fiamme e urla delle anime dannate. 
Lo si può vedere, però, in luoghi meno remoti e in superficie: grotte, pozzi, anfratti. Nella toponomastica di tutta Italia, e d'Europa, sono frequenti le denominazioni che fanno preciso riferimento al diavolo.
In provincia di Perugia, c'è la frazione di Casa del diavolo, in provincia di Bergamo c'è una vetta chiamata Pizzo del diavolo, e poi, un po' dappertutto, un gran numero di pozzi, grotte, ponti e buche.


 (foto da internet)


Uno degli esempi più belli dell'architettura civile legato al termine diavolo è il ponte della Maddalena, a Borgo a Mozzano, in Garfagnana, in provincia di Lucca, noto ai più come Ponte del diavolo.
Il ponte scavalca il fiume Serchio, ed è un'eccezionale opera di ingegneria medioevale, probabilmente voluta dalla contessa Matilde di Canossa. Restaurato nel XIII secolo, il ponte deve il nome ad una edicola, che custodiva al suo interno la figura della Maddalena, costruita intorno al 1500 e oggi non più esistente. Nei secoli è stato più volte rimaneggiato, mettendone a rischio la struttura. Un atto del 1670 della Repubblica di Lucca proibiva di passarci sopra con le macine di mulino: l'intento era di preservarlo nella sua integrità. Agli inizi del '900, per far passare la linea ferroviaria Lucca-Aulla, venne aperto un nuovo arco, che ne modificò notevolmente la fisionomia. La struttura ad arcate asimmetriche, con l'arco centrale che sfida la forza di gravità, ha resistito nei secoli a innumerevoli piene e, ancora oggi, il ponte è percorribile a piedi grazie alla sua forma a schiena d'asino.


 (foto da internet)

La leggenda vuole che la sua costruzione si rivelò fin dall'inizio di difficile realizzazione. Il capomastro incaricato dell'opera, resosi conto che non avrebbe completato il lavoro per la scadenza prevista, era sprofondato nella disperazione: ma una sera, mentre sedeva da solo sulla sponda del Serchio, pensando al disonore che gli sarebbe derivato per non aver terminato il ponte in tempo utile, gli apparve il diavolo, che gli propose di stipulare un patto. Il demonio avrebbe terminato il ponte in una sola notte, ma ad una condizione: avrebbe preso l'anima di colui che avesse attraversato il ponte per primo. Il patto fu siglato: in una sola notte il diavolo sollevò la grande campata del ponte. Il costruttore, pieno di rimorso, andò a confessarsi da un religioso, che gli disse di rispettare il patto, ma di aver l'accortezza di far ad attraversare per primo il ponte a un maiale
Il giorno successivo il capomastro impedì l'accesso alle persone e fece attraversare per primo il ponte alla bestia. La leggenda vuole che il diavolo, inferocito per la beffa, si sia gettato giù dal ponte nelle acque del Serchio e non si sia mai più fatto rivedere da quelle parti...

A Marco B., con affetto

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