venerdì 21 febbraio 2020

Il cimbro







(foto da internet)


Secondo un recente studio, circa la metà delle settemila lingue parlate sulla Terra è a rischio, e la gran parte potrebbe scomparire entro la fine del secolo. Il pericolo di estinzione di piante e animali è un'emergenza nota a tutti. Ma che anche i linguaggi del mondo stiano rapidamente scomparendo, e con una rapidità impressionante, è cosa di cui probabilmente solo pochi sono consapevoli. Secondo i linguisti, infatti, in media ogni due settimane si estingue una lingua in una qualche parte del pianeta, ed entro questo secolo la metà degli idiomi parlati nel mondo potrebbe finire nell'oblio, portando con sé un immenso bagaglio di cultura.
Oggi vorremmo parlarvi di una lingua minoritaria, in grave rischio d'estinzione, che si parla in Italia: il Cimbro.





(foto da internet)

Nel nord Italia, tra VeronaVicenza e Trento, vive il gruppo linguistico dei Cimbri. Nell'Europa centrale essi sono i germanofoni situati più a sud. Le loro regioni di provenienza sono la Baviera ed il Tirolo, da cui emigrarono attorno all'anno 1000 per colonizzare le allora disabitate regioni montane del Vicentino e del Veronese. Umanisti e letterati italiani diedero a questo piccolo popolo la denominazione di Cimbri (de Tzimbar), collegandoli ai Cimbri sconfitti dal comandante romano Gaio Mario nel 101 a. C.
In realtà le testimonianze storiche rimandano chiaramente ad una emigrazione medioevale dalla zona in cui si parla il dialetto bavarese. 
Parole cimbre come Ertag e Pfinztag per Dienstag (martedì) e Donnerstag (giovedì) testimoniano un dialetto bavarese antico, che sotto molti aspetti ha mantenuto fino ad oggi lo stadio linguistico medioevale. La posizione insulare dei cimbri ha determinato, da un lato, uno sviluppo linguistico peculiare (arcaismi lessicali e fonetici germanici, prestiti dall'italiano) e, dall'altro lato, una progressiva erosione delle dimensioni delle rispettive comunità.





(foto da internet)


Un tempo i Cimbri godevano di una forma di autogoverno; chiamavano i loro territori Sette Comuni (attorno ad Asiago -Sleghe in cimbro- in Provincia di Vicenza) e Tredici Comuni (a nord di Verona). 
Con l'arrivo di Napoleone gli furono loro tolti gli ultimi resti della precedente autonomia; i susseguenti conflitti tra Austria ed Italia colpirono i Cimbri molto duramente, dato che, durante la Prima Guerra Mondiale, il fronte si trovava proprio all'interno del loro territorio. 
Non c'è, perciò, da meravigliarsi, se l'imminente estinzione della lingua cimbra sia stata temuta da tempo. Già alla metà del XIX venne pronosticata l'estinzione del Cimbro. E invece, contro tutte le previsioni, il cimbro si è mantenuto sino ad oggi. 


(foto da internet)

La lingua cimbra è sopravvissuta anche all'evacuamento di gran parte della popolazione durante la Prima Guerra Mondiale. Attualmente, soprattutto a Giazza, nei Tredici Comuni, e a Roana, nei Sette Comuni, vivono persone parlanti il cimbro.
La lingua cimbra odierna si divide in tre dialetti ed è molto influenzata dai circostanti dialetti veneti. Moltissimi termini veneti sono entrati in esso, e anche la sintassi ha risentito della costruzione veneta. Numerose iniziative di ricerca storica e linguistica sul cimbro, nonché di divulgazione linguistica vengono portate avanti soprattutto dall'Istituto di cultura cimbra di Roana
Salvare il cimbro -sostengono i linguisti- è come salvare un fiore delle Alpi in via di estinzione dalle pressioni mortificanti di una cultura di massa che tutto mercifica e tutto appiattisce.

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