lunedì 29 novembre 2010

Pasta reale


(Foto da angiecafiero.it)

La gastronomia siciliana è indissolubilmente legata ai popoli che l'hanno abitata. Ma sono stati gli Arabi quelli che hanno lasciato segni indelebili nella gastronomia siciliana: ancora oggi albicocche, zucchero, agrumi, pistacchi, mandorle e spezie sono i pilastri della cucina siciliana. E questi ingredienti lasciano la propria impronta nel gusto dolce di primi e secondi piatti e, com'è ovvio, soprattutto nei dolci.

Primo fra tutti il marzapane (dall’arabo manthaban), arrivato sull’isola dopo la dominazione musulmana e che le monache del Convento della Chiesa di Martorana a Palermo usavano per elaborare curiosi dolcetti con le forme e i colori di diversi frutti che si preparavano in occasione della festa di Ognissanti (vi ricorda qualcosa?). È per questo che il marzapane a Palermo viene denominato anche Frutta di Martorana. Per fortuna gli arabi dimenticarono nell'isola alcuni alambicchi, apparecchi fondamentali per l'elaborazione dell'acqua di fiori d'arancio, ingrediente imprescindibile della pasta di mandorle. Questi dolci invece in Campania ed in Puglia si mangiano soprattutto durante le feste natalizie.


L'impasto del marzapane, è conosciuto però in tutta la Sicilia con un altro nome: pasta reale, termine che assume diversi significati a seconda del luogo in cui ci troviamo: nell'accezione più tradizionale per "Pasta Reale" si intende la pasta di mandorle siciliana; esistono poi delle varianti salate tipo quella emiliana, detta anche zuppa imperiale, una frittata a base di uova, farina, burro, parmigiano e noce moscata che si inforna, si taglia a dadini e si fa cuocere alcuni minuti in brodo; ma si chiama"Pasta Reale" anche quell'impasto a base di acqua, burro, farina e uova con cui vengono formati degli gnocchetti che vengono serviti con brodo bollente e parmigiano grattuggiato.
Se volete preparare i diversi tipi di pasta reale, cliccate sui nomi dei diversi dolci e buon appetito!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Muy interesante. Muchas gracias.
J.M.