lunedì 22 settembre 2014

Gilberto Govi




(foto da internet)


Cari chiodini, vorremmo presentarvi un grande attore teatrale genovese: Gilberto Govi. A quasi cinquanta anni dalla sua scomparsa, il pubblico e la critica stanno giustamente rivalutando la maschera comica di Govi
L'irresistibile attore ligure diffuse i tic, i difetti, i modi espressivi più tipicamente legati alla sua terra di origine, e li dotò di un carattere di universalità senza limiti di spazio e di tempo.
Sono genovesi fino all'osso, i suoi avari, i suoi furbi maldestri, i bugiardi (vedi>>), che possiedono soprattutto la sua maschera straordinaria di interprete-autore, i suoi movimenti, le pause stralunate, il linguaggio incerto e le battute fulminanti.
Nei suoi personaggi, l'attore si immedesimava completamente anche dal punto di vista fisico realizzando egli stesso le proprie truccature. Per ogni ruolo inventava una maschera, spesso grottesca. E in quella maschera il suo volto ogni sera, prima di andare in scena, si trasformava. 
Govi ci ha lasciato tipi irresistibili: la sua mimica originalissima, ricca di strizzatine di occhio e di sguardi di sbieco, ci regala un'inconfondibile recitazione, costruita anche utilizzando il genovese diritto al mugugno (vedi>>) e le risatine di gola che nascondono, sotto un'apparente spontaneità, un calcolatissimo lavoro espressivo.





(foto da internet)


Nel 1961 Govi apparve, per la prima volta, sugli schermi televisivi in diversi Caroselli, per una famosa marca di tè, dove interpretava il simpatico personaggio di Baccere Baciccia (vedi>>), un portiere di un caseggiato genovese, conosciuto da tutti per l'estrema avarizia ma adorato dai bambini. 
È rimasta famosa la frase che ripeteva nello spot: "Da quell'orecchio, non ci sento; da quell'altro, così così...". La macchietta che interpretava era ripresa direttamente da un'antica maschera genovese: quella, appunto, del Baciccia.
Govi tentò anche la strada del cinema in quattro film dall'esito piuttosto insoddisfacente. Negli anni '70 conobbe una grande popolarità televisiva anche se essa giunse nella parte finale della sua carriera. Il piccolo schermo gli consentì, però, di avvicinarsi al grande pubblico.
Vi proponiamo un brano significativo del suo repertorio tratto dall'opera Maneggi per maritare una figlia (vedi>>) (vi ricordiamo che in dialetto genovese la gassetta è l'occhiello e il pomello il bottone!), magnifica commedia dell'equivoco con personaggi quasi-goldoniani, che ci offre uno splendido esempio della sua arte.


Buon divertimento!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non capisco tutto lo che dice ma è divertente la sua maschera.